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Amoroso: Caffé aborriva essere Consigliere del Principe

Un distinto e colto signore di 77 anni, dall’eloquio sciolto, chiaro ed accessibile, lascia, alla fine, l’attenta, numerosa e variegata platea soddisfatta ed appagata. “Siccome ho sempre pensato che conoscere l’economia sia, meglio é la vera democrazia, alla gente va detta la verità sul ‘soldato euro’ e poi sia essa a decidere se il ‘soldato’ sia da ‘salvare’ o invece da rivedere – scandisce – Come economista tengo molto alla mia ‘autonomia’. Certamente lo studio e la ricerca ininterrotta sono importanti tanto quanto e’ avere il rapporto umano con le persone. Insomma l’economista non dovrebbe mai aspirare, come ci ammoniva Federico Caffé, ad essere e fare il Consigliere del Principe”. Bruno Amoroso di Caffè é stato oltre che allievo anche ‘amico’ personale: gli ha dedicato il libro ‘Le riflessioni della stanza rossa’ ricco di confessioni nei loro frequenti incontri danesi e ieri sera a Bologna ha discusso, nella prestigiosa libreria Coop Ambasciatori, per ‘i pomeriggi’ della Fondazione Ivano Barberini, il suo ultimo libro ‘L’Europa oltre l’euro’. Un incontro culturale in cui ha trovato posto un altro libro, entrambi editi da Castelvecchi, ‘Diversamente ricchi’, che riattualizza l’idea originalissima – “una società piu’ ricca perchè diversamente ricca” – di un personaggio ‘anomalo’ della politica italiana e, come Caffé, ‘riformista’ incallito, Riccardo Lombardi che non ha mai indossato abiti e ruolo del Principe. Due ‘riformisti rigorosi’ che per questa loro scelta hanno vissuto una personale ‘solitudine’, nel senso che, pur stando fermi, hanno di volta in volta visto gli altri girare attorno, andare e tornare: un ‘tourbillon’ di andirivieni ma i due, che si stimavano reciprocamente, saldi nel loro ‘pensiero autonomo’, di derivazione ‘azionista’, scandito su un ‘riformismo’, anche estremo, ma mai vuoto né inconcludente. Come quando dai rispettivi fronti – l’uno politico, l’altro economico – smascherarono nei primi anni ’70 ‘l’elegantissimo’ governatore della Banca d’Italia, Guido Carli per non esercitare come avrebbe dovuto le sue funzioni di controllo e vigilanza sul sistema bancario che attraverso ‘il segreto bancario’ permettava ai grandi imprenditori, l’occulatamento dei capitali: i profitti anzichè la strada virtuosa dei reinvestimenti nelle attività produttive, prendevano la via dell’evasione fiscale e della rendita finanziaria, piu’ veloce ed immediata. Caffé, allora, di fronte alle varie forme di ‘rapina’ chiedeva per bloccare quei movimenti sediziosi l’uso degli strumenti cautelativi tra cui la sospensione delle attività borsistiche e Lombardi l’eliminazione del segreto bancario: entrambi pretendevano un sistema bancario trasparente e non quale era diventati una ‘rocca inaccessibile’. Si produsse in quegli anni la crescita abnorme e, per i suoi effetti, drammatica della rendita fondiaria: l’acquisto a man bassa di terreni poi resi edificabili che determinarono il devastante saccheggio del territorio e l’avvio della speculazione urbanistica. “Tagliare le unghie” alla speculazione non fu possibile per l’opposizione della vecchia Dc e per la scarsa attenzione alla cultura riformista del Pci che piu’ sensibile alle sirene ‘cattoliche’ approdo’ alla prima occasione utile – il colpo di Stato in Cile – dritto al compromesso storico. Lo scontro con il governatore della Banca d’Italia, dal quale ‘tutto mi divide’, determinò il ‘divieto’ di Carli alla presenza di Lombardi nei governi di centro-sinistra organico che pero’ l’Ingegnere ‘acomunista’ considerava di fatto già superati. Oggi come allora toccare le istituzioni bancarie è lesa maestà. Mettere in discussione l’euro? Si rischia l’accusa di fare del terrorismo. A Francoforte siede un ‘elegantissmo’ presidente della Bce, Mario Draghi, che a suo tempo fu allievo di Caffé. “Sapete quale fu la tesi di laurea che Draghi, su indicazione di Caffè, discusse? L’euro, quando – rivela Amoroso – della moneta non se ne parlava. E sapete come terminava la tesi? Che se adottata, la scelta della moneta unica, appunto l’euro, sarebbe stata sbagliata e avrebbe procurato divisioni e danni alle popolazioni. Draghi ha preso un’altra strada rispetto alla mia. Ridiscutere l’euro (divenuta moneta unica (con la presidenza della Commissione europea di Romano Prodi) e il Trattato di Maastricht (che porta la firma dell’allora Ministro del Tesoro, Carli), non è per niente nè un dramma nè una catastrofe”. Un primo decisivo passo per “non precipitare in un pozzo senza fondo” é, per Amoroso, “distruggere le istituzioni della finanza e della politica che hanno preparato questa crisi, la finanza con scopi predatori e la politica per partecipare al “dividendo” della rapina, e ricostruire un nuovo sistema nazionale e internazionale dove i criteri di giustizia sociale e di sovranità popolare siano rimessi al centro”. Il pubblico numeroso, ci sono molti giovani, applaude i passaggi del docente emerito presso l’Università di Roskilde in Danimarca anche quando senza remora alcuna parla della Bce che decide autonomamente senza alcun controllo politico. Poi riferendosi alla Banca d’Italia – nota – non sarebbe affatto scandaloso che divenisse “un ufficio” alle strettissime dipendenze del Ministero del Tesoro, cioè del Governo. Oggi a Palazzo Chigi siede un altro ‘elegantissimo’ il Premier Mario Monti, il cui merito sarebbe di aver ‘salvato’ il Paese dal baratro e averlo riposizionato a livello internazionale il Paese anche se il bilancio del suo governo tecnico lascia molto a desiderare. E Monti che fa? Tenta di appropriarsi di quella cultura riformista: liberista inizialmente via via, dopo ‘la salita’ in politica, è diventato moderato, poi riformista e riformatore, sostenitore delle ‘riforme strutturali’ o ‘radicali’ varianti delle ‘riforme di struttura’, con cui Lombardi voleva ‘rovesciare’ il sistema capitalistico e neoliberista perchè divenuto “troppo costoso per noi, per l’operaio, per l’umanità intera”. Ma, ovviamente, per ben altri fini rispetto a quelli di Lombardi che non erano certo quelli di portare la gente alla soglia della povertà, di creare disoccupazione soprattutto giovanile nè di ridurre i consumi! Quel che il pubblico ha mostrato di apprezzare é la coerenza sia di Lombardi che di Caffé, nel dichiararsi ed essere ‘riformisti’ perchè avevano un retroterra culturale preciso: il fare politica ed economia era preceduto dall’essere e dal sentirsi dalla parte della povera gente, delle persone, dell’umanità e non dei ‘mercati finanziari’, per i due ‘la moneta’ era solo un mezzo, un tramite, nei rapporti tra le persone i cui bisogni materiali ed immateriali venivano prima, molto prima, delle aspettive e dei ‘desiderata’ dei ‘mercati finanziari’. Amoroso si gusta a pieno la serata e tra una dedica e l’altra al suo libro, sussurra: “la gente vuole giustamente conoscere, sapere come stanno le cose e decidere direttamente assumendosi la resposanbilità delle proprie scelte: sono i politici che saltano questa questa modalità sincera e diretta di rapporto con la gente attratti dalle sirene finanziarie e poi urlano contro il populismo da loro stessi prodotto”. Pessimista sulla sinistra? “No, realista: io faccio l’economista”. Un intellettuale inglese Antohony Giddens teorico della ‘terza via’ liberista di Tony Blair ha decretato che a sinistra non c’e’ più l’utopia socialista…Sorride sornione: appuntamento a sabato prossimo alla libreria Arion di via Cavour a Roma per l’ennesimo incontro pubblico su ‘L’Europa oltre l’euor’, organizzato dall’Associazione ‘Amore&Psiche’.



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