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Cina e Giappone si parlano sulle isole contese

Il maggior rischio per il 2013 non è tra i campi di battaglia della Siria, né nelle tensioni tra l’Iran e la comunità internazionale, né tanto meno nelle ipotetiche dispute tra i banchi del Congresso statunitense. Secondo Ian Bremmer, presidente dell’Eurasia Group, intervistato al World Economic Forum di Davos dalla Cnn, i rischi maggiori sono nelle acque del Mar cinese orientale per le dispute territoriali tra la seconda e la terza economia al mondo: Cina e Giappone.

Intanto a Pechino l’inviato speciale del governo nipponico è convinto della possibilità che i due governi possano risolvere al meglio le tensioni attorno al gruppo di isolotti disabitati chiamati Diaoyu dai cinesi e Senkaku dai giapponesi. “Guardiamo al quadro complessivo delle relazioni con la Cina”, ha spiegato Natsuo Yamaguchi a margine dell’incontro con il segretario del Partito comunista cinese e prossimo capo di Stato, Xi Jinping, cui ha consegnato una lettere del primo ministro Abe Shinzo, “Riusciremo a risolvere le divergenze”.

Yamaguchi non ha alcun ruolo ufficiale nel governo nipponico. È però il leader del New Komeito, partito di minoranza della coalizione a guida liberaldemocratica, uscita vincitrice dal voto dello scorso dicembre, spostando a destra la politica del Sol Levante.

Le tensioni sono divampate nell’ultimo anno toccando il picco a settembre con la decisione di Tokyo di acquistare gli isolotti da i proprietari privati. Di fatto una nazionalizzazione che scatenò violente manifestazioni anti-nipponiche in Cina e intaccò gli interessi delle società giapponesi con un calo degli acquisti dei prodotti made in Japan. Negli ultimi mesi le provocazioni tra le parti sono continuate con l’invio reciproco di motovedette nelle acque contese e nelle ultime settimane caccia  nipponici si sono alzati in volo in risposta a velivoli cinesi entrati nello spazio aereo delle isole.

Da parte sua, come sottolineato dal portavoce del ministero degli Esteri cinese, Xi Jinping ha detto di essere sicuro che il Giappone capirà le “fondate” ragioni cinesi nella disputa di cui a fine anno si occuperanno le Nazioni Unite. Pechino ha chiesto il parere scientifico della Commissione Onu per i limiti della piattaforma continentale per dimostrare che le isole sono un prolungamento del proprio territorio. Il problema è storico. Le Senkaku-Diaoyu, rivendicate anche da Taiwan, hanno fondali ricchi di materie prime e sono in una posizione strategica. Le isole furono poste sotto controllo nipponico nel 1895 e alla fine della guerra mondiale caddero nella zona di occupazione statunitense fino al 1972 per essere poi restituite a Tokyo con una decisione che provocò malcontento sia a Pechino sia a Taipei che ne rivendicano la sovranità per motivi storici.



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