Le rivolte in piazza sconvolgono ancora una volta l’Egitto. Il presidente Mohamed Morsi non ha tenuto fede alle promesse elettorali e gli egiziani, dopo la rivoluzione della Primavera araba, non sono disposti a tollerare sgarri. Sanno che il loro potere è capace di sconfiggere regimi, di cambiare la realtà. Secondo Arduino Paniccia, professore di Studi strategici ed esperto di sicurezza, Morsi sta pagando il prezzo della sua esitazione e non prendere provvedimenti immediati potrebbe costargli la fine del suo mandato.
In un’intervista con Formiche.net, Paniccia spiega le cause delle ultime proteste al Cairo, che sono costate la vita a una persona: “Sono proteste contro l’indecisione di Morsi. Di fronte alla complessa realtà dell’Egitto, si è rivelato molto meno incisivo e incapace. La causa dei Fratelli Musulmani, dopo due anni, è debole. Avevano presentato un programma con quattro aspetti e i giovani egiziani, il popolo, si è affidato a loro. Oggi nessuno di questi quattro punti è cambiato”.
Le promesse mancate di Morsi sono il pane, la giustizia sociale, la libertà e il lavoro giovanile, tutte necessità ancora insoddisfatte, buchi ancora da riempire. Per Paniccia, la vicenda dei tifosi e il decreto dei super-poteri di Morsi hanno fatto esplodere la delusione dei cittadini verso l’incapacità e le promesse del presidente al quale si erano affidati dopo la Primavera araba.
Sembrerebbe un remake di quello che è accaduto due anni fa con Mubarak. Ma cosa si potrebbe fare per disinnescare il meccanismo? Secondo Paniccia, “per evitare che continui a ripetersi lo stesso scenario che colpisce l’Egitto da mezzo secolo bisognerebbe fare una scelta coraggiosa e indipendente: creare un governo di unità nazionale di emergenza con tutte le correnti politico-religiose, inclusi laici e riformisti”.
L’esperto sostiene che è necessario scongiurare quella tendenza, molto occidentale e anche europea, di aspettare il Messia, l’uomo della salvezza: “È necessario lasciare la retorica da parte e concentrarsi sui problemi economici e sociali con le persone, tutti insieme, che hanno le competenze e la capacità per affrontarli”, ha detto.
Invece, sulla bomba a tempo che sembrerebbero essere le situazioni politico-sociali del Marocco e la Giordania (Le Monde Diplomatique ha avvertito settimana scorsa che il terzo atto della Primavera araba avrà come protagonisti questi Paesi), Paniccia è ottimista: “Sono in condizioni diverse. Fanno parte dei club degli arabi coperti e protetti da profondi interessi occidentali. A differenza di Tunisia, Libia ed Egitto, le tensioni in Marocco e Giordania non corrono il rischio di degenerare in rivolte sociali”, ha spiegato Paniccia.