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I Monti-bond per Mps? Antipasto dello scudo di Draghi anti spread dopo le elezioni

Grazie all’autorizzazione dell’editore e dell’autore, pubblichiamo il commento di Edoardo Narduzzi apparso sul numero odierno del quotidiano Italia Oggi diretto da Pierluigi Magnaschi.

L’affaire Mps è piombato come un missile Scud sulla campagna elettorale italiana. La sua esplosione è destinata a produrre molteplici effetti diretti e collaterali, non soltanto sugli equilibri economico-finanziari del Belpaese, ma anche nelle dinamiche politiche. La terza banca italiana continuerà a restare sul mercato solo grazie a un mutuo dello Stato, pari a 3,9 miliardi di euro, che, se non rimborsato, assegnerà ben l’82% delle azioni del Mps al ministero dell’economia. Una potenziale nazionalizzazione che non deve sorprendere visto quanto accaduto di analogo negli anni recenti in Francia, Belgio, Spagna, Usa e Regno Unito in materia di proprietà delle aziende creditizie.

Ma il prestito pubblico alla banca di Siena è anche una anticipazione, una sorta di metafora finanziaria, di quanto si appresta a fare la Repubblica italiana nell’imminente dopo-elezioni con la Bce e le autorità europee. Lo spread con i Bund tedeschi, cioè il costo medio del denaro in Italia, rimane ancora, dopo 18 mesi di aggiustamenti vari di politica economica, molto elevato e pari al 2,5%.

Un’economia in forte recessione, come quella italiana è, non può permettersi di convivere con una politica monetaria così poco accomodante. Avrebbe bisogno, per riprendere fiato e slancio, di un costo del denaro ai minimi storici come negli Usa o nel Regno Unito si registra da fine 2008.

Invece, data la situazione dell’Eurozona, la politica monetaria della Bce si trasmette solo parzialmente nei Paesi in squilibrio di finanza pubblica, cioè proprio in quelli che maggiormente avrebbero bisogno di un costo del denaro basso per rilanciare investimenti e occupazione. Solo la Bce, intervenendo sul mercato secondario, può ridurre lo spread e quindi il costo del capitale in Italia, ma, per farlo, deve essere attivato il cosiddetto scudo antispread. L’aiuto è subordinato a fare le riforme strutturali che Francoforte chiede dall’estate 2011.

Ora l’affaire Mps rende ancora meno probabile una vittoria piena della sinistra alle prossime elezioni e più realistica una situazione di coalizione allargata o di salute pubblica con il compito di non gettare alle ortiche i sacrifici fatti e l’Imu già pagata. Spetterà a questa coalizione negoziare l’attivazione dello scudo antispread con la Bce.



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