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Perché la Francia rischia l’esplosione sociale

La Francia potrebbe rivivere le scene delle rivolte delle banlieue del 2005 con un rischio sempre più grande di esplosione sociale. L’allarme è stato lanciato dal ministro dell’Interno francese, Manuel Valls, ed è profondamente legato al livello che ha raggiunto la crisi nel Paese. “La collera sociale, con tutte le conseguenze della crisi economica e finanziaria, la precarietà, la disoccupazione e i piani di licenziamenti, c’è e sta brontolando da anni”, ha detto Valls durante un’intervista televisiva.

Per questa ragione, oltre al piano antiterrorismo (le autorità francese hanno detenuto quattro islamisti radicali a Parigi), il ministro francese si sta preparando per reagire efficacemente di fronte a qualsiasi eventualità sul piano sociale.

Negli ultimi mesi, l’aria in Francia si è appesantita dopo l’annuncio di migliaia di soppressioni di posti di lavoro in grandi gruppi di vari settori, come Peugeot, Renault, Petroplus e Goodyear. Secondo Valls, queste esplosioni sociali “vanno capite ma non si possono accettare. La polizia ha ricevuto istruzione di seguire “molto da vicino” queste imprese in difficoltà per anticipare ogni eventuale “radicalizzazione” dei movimenti sociali. Hanno ricevuto una comunicazione di servizio il 30 gennaio che sottolinea: “i rischi di incidenti o di minacce ai luoghi di produzione”.

I senzatetto francesi
Ma cosa sta succedendo in Francia? I quotidiani francesi – e anche quelli stranieri – si sono concentrati sull’intervento militare in Mali e hanno trascurato quanto accade nella quotidianità dei francesi.

Secondo un rapporto presentato venerdì scorso dalla Fondazione Abbé Pierre, in Francia circa 3,6 milioni di persone non hanno un’abitazione, mentre 5 milioni vivono in situazione di fragilità a causa della disoccupazione e della riduzione dello stipendio.

Il documento indica che nel Paese 133mila persone sono senzatetto, più di 18mila dormono in residenze sociali, 85mila in case improvvisate e 411mila da terzi. Cifre ufficiali rilevate da una ricerca con margine d’errore ma già di per sé allarmanti.

Per Christopher Robert, rappresentante della fondazione, i più colpiti sono i giovani che non trovano lavoro, le madre single e i pensionati. Chi ha la casa è a rischio a causa della perdita del lavoro o della riduzione del salario. In Francia, nel 2012 sono stati registrati 100mila ordini di espulsione. Il rapporto è stato consegnato al presidente Francois Hollande.

Economia in bilico
La Francia non ha i riflettori addosso perché gode, comunque, di uno spread basso  rispetto ad altri Paesi europei, ma la sua economia ha perso competitività in maniera accelerata e non può sostenersi soltanto con lo Stato. Non si sa se la colpa sia l’eredità della gestione di Nicolas Sarkozy o il mandato di Hollande, il fatto è che che gli indici non rassicurano; anzi, fungono da argomento alle apprensioni del ministro Valls sulla stabilità sociale della Francia.

Secondo Le Monde Diplomatique, nel 1999 la Francia vendeva il 7% delle esportazioni nel mondo, oggi ridotto al 3% e si prevede che la cifra vada ancora giù. Nel 2005, il bilancio commerciale era positivo di +0,5% del Pil, oggi è negativo e non di poco: -2,7% del Pil. Le importazioni superano le esportazioni.

Con questo quadro, nel 2013 si spera che la Francia entri in recessione tecnica. A dirlo la francese Christine Lagarde, presidente del Fondo Monetario Internazionale. La disoccupazione è al massimo degli ultimi 14 anni con un tasso di 10,9% e il debito pubblico raggiungerà, secondo i calcoli, il 97% nel 2013. Ovvero, nel 2013 la Francia avrà più difficoltà della Spagna in materia di debito.

Oggi l’economia francese si regge sullo Stato: la spesa pubblica è del 57% del Pil del Paese con un scarso aumento della crescita e degli investimenti privati. Così, il governo sa che la situazione difficilmente potrà sostenersi e comincia a prepararsi.



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