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Il dollaro si prepari ad incoronare sui mercati lo yuan. Parola di Pechino

Il sistema monetario globale? E’ una struttura “1+4”. E così è destinato a rimanere, almeno nei prossimi anni. Un dollaro che la fa da padrone sui mercati e nelle riserve delle banche centrali di tutto il mondo, e un euro relegato al secondo posto, senza la spinta di un’Unione davvero forte ed integrata. La sterlina inglese e lo yen giapponese manterranno la loro stabilità. Ma prepariamoci: sarà lo yuan cinese a irrobustirsi sempre più, specchio di un’economia al galoppo, e con potenzialità ancora tutte da scoprire.

La struttura 1+4 

L’analisi sullo scenario futuro del mercato valutario riflette le considerazioni sulle potenzialità e sulle prospettive politiche di Stati e mercati.  “Il dollaro continuerà ad essere la riserva per eccellenza, circondato da quattro valute minori: l’euro e la sterlina inglese in Europa, lo yen giapponese e lo yuan cinese in Asia. Il dominio del dollaro sulle altre monete continuerà, in particolare sull’euro, la seconda moneta più usata negli scambi internazionali”, sottolinea uno studio dell’economista Jin Zhongxia dell’Omfif Commentary.

Le tare europee

Se l’area euro è simile a quella statunitense per dimensione, la sua mobilità, la sua integrazione fiscale, e di conseguenza, la sua abilità nel gestire crisi strutturali non è comparabile con quella Usa. Ma non solo. “Washington – spiega il report – non solo è più forte rispetto all’Unione europea di per sé. Bruxelles infatti si giova dell’esistenza di una zona dollaro non ufficiale. Quei Paesi nel mondo che si affidano al dollaro per la maggior parte delle transazioni internazionali e lo detengono come asset di riserva fondamentale appartengono tutti, di fatto, alla dollar zone”.

La dollar zone

In teoria i membri della zona di quest’area ufficiosa scelgono liberamente quale sia la loro riserva monetaria, ma, in realtà, “la costruzione di un sistema di pagamento internazionale che non si appoggi sul dollaro presenta costi eccessivi per i diversi Paesi, e la scelta del dollaro diventa a senso unico”.
L’euro, in sostanza, è una moneta di riserva regionale importante. “Ma l’economia e il mercato europeo, con il suo livello scientifico e tecnologico avanzato, bloccheranno questa moneta sempre al secondo posto dietro al dollaro”. Non a caso, l’indebolimento dell’euro durante la crisi ha permesso ai pilastri della regione come la Germania e la Francia di proteggere la competitività dei loro settori manifatturieri.

La sterlina inglese

Il pound inglese continuerà ad essere un player importante “con una vitalità speciale e un’importanza unica. Londra, in fin dei conti, resta il centro finanziario più forte, comparabile con New York sotto alcuni aspetti”.

La forza dello yen in Asia

Sebbene si creda che il Giappone non sia riuscito a promuoverne l’internalizzazione, lo yen resta la moneta più usata per gli scambi sui mercati asiatici. E, probabilmente, la sua leadership valutaria proseguirà nel prossimo decennio. Il riferimento è al suo alto grado di apertura nei mercati finanziari rispetto ad altre monete asiatiche, ai suoi bassi interessi e alla promozione di investimenti e credito giapponesi oltremare.

Le prospettive per lo yuan cinese

L’internalizzazione dello yuan è stato al centro del dibattito negli ultimi anni. Infatti, rimasto a lungo dietro lo yen in Asia, e a maggior ragione dietro le altre valute.

“Ma la moneta di Pechino ha grandi potenzialità – si osserva -. Il grado dell’integrazione del mercato cinese e del fattore mobilità è al pari di quello europeo, ma su uno scalino inferiore a quello statunitense. L’integrazione fiscale cinese è maggiore non solo di quella del Vecchio continente, ma anche di quella degli Usa”.

La potenza dell’economia cinese raggiungerà quella statunitense ed europea al massimo “tra vent’anni, e il processo di internalizzazione dello yuan è determinato non da quanto uso ne verrà fatto sui mercati, ma dalla forza, dall’apertura e dalla competitività dell’economia cinese”, conclude lo studio.


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