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Le 4 lezioni dell’Opa di Salini su Impregilo

Tra inchieste giudiziarie che coinvolgono e sconvolgono banche e aziende, tensioni più o meno latenti tra authority e una campagna elettorale dalle promesse spesso tanto altisonanti quanto irrealizzabili, c’è un’operazione di mercato che andrebbe analizzata non solo tra gli addetti ai lavori perché ha riflessi sistemici. Un’operazione che, da un lato, conforta per lo stato del capitalismo italiano e, dall’altro, smentisce in parte molti luoghi comuni e qualche autolesionismo italico.

L’Opa (Offerta pubblica di acquisto) lanciata dal gruppo Salini sul colosso delle costruzioni e dell’ingegneria Impregilo mostra, ad esempio, come una società romana, come quella capitanata da Pietro Salini, può avere una proiezione internazionale e ambire a costruire un vero e proprio campione nazionale. Insomma, si smentisce quel refrain consolidato secondo cui solo a Milano ci sono capitalisti che progettano, hanno visione e ambizione.

Una seconda lezione che al momento si può trarre dal lancio dell’Opa è che quando si mettono sul piatto soldi, e non solo carta-azioni, le possibilità di successo, e di chiarezza, aumentano. Il prezzo proposto (4 euro) è considerato sostanzialmente congruo, superiore a quello (3,3) al quale Gavio aveva pagato le partecipazioni di Benetton e Ligresti e coerente con la capitalizzazione di mercato.

L’azione di Salini è anche la dimostrazione di come il capitalismo relazionale all’italiana, forse, non sia più determinante rispetto al passato. A sostegno del piano del gruppo romano c’è Banca Imi del gruppo Intesa Sanpaolo e presidente di Impregilo in quota Salini è un finanziere eclettico e non troppo amato come Claudio Costamagna, che si vanta di non essere il riferimento dei santuari finanziari italiani. Il progetto Salini, quindi, dimostra anche che non è sempre vero che il nostro capitalismo è asfittico e senza soldi. Quando c’è il progetto e i capitalisti giusti, i banchieri li sostengono.

C’è una quarta lezione non meno significativa. Mentre l’economia italiana cerca in particolare attraverso la Cassa depositi e prestiti, controllata al 70% dal Tesoro, di mantenere e rafforzare alcuni settori produttivi oltre che di preservare reti e infrastrutture strategiche sotto l’egida dello Stato, un’operazione del tutto privata punta a costruire proprio uno dei campioni nazionali di cui l’Italia necessita per poter competere nei mercati internazionali senza dover affiancarsi o essere la ruota di gruppi stranieri.

Dopo il successo della proxy fight di luglio, la prima operazione del genere in Italia, l’offerta pubblica di Salini su Impregilo completa un’azione di mercato con robusta valenza industriale. Pietro Salini parla esplicitamente, infatti, di un progetto da “Campione Nazionale” per realizzare un soggetto industriale italiano capace di competere nel mondo nel settore delle grandi infrastrutture complesse.



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