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Chi si aggrappa sugli specchi per sbeffeggiare Giannino

Si può dire di tutto su Oscar Giannino e sugli intellettuali turbo liberisti di Fermare il Declino. Che sono dandy, snob ed elitari. Che vestono in maniera ricercata ed eccentrica. Che vogliono a volte stupire a tutti i costi l’uditorio.

Ma negli ultimi giorni sulla stampa più vicina al centrodestra berlusconiano si sta forse oltrepassando il limite. Così sono arrivate le considerazioni piuttosto grevi del direttore del Giornale, Alessandro Sallusti, sulla infima statura politica del leader del movimento liberista, fino a fare apprezzamenti sui gatti che devastavano l’ufficio di Giannino quando lavorava al quotidiano Libero con Sallusti e Vittorio Feltri; anche se poi su Twitter a sorpresa Feltri ha preso le difese di Giannino, almeno sulla questione felina.

Non solo, Sallusti nella trasmissione Otto e Mezzo su La7 si è prodotto in staffilate non di poco conto: il direttore del Giornale ha di fatto accusato Giannino di essere stato per anni un fautore e sostenitore prima di Forza Italia e poi del Pdl, di essere stato uno dei consiglieri di Giulio Tremonti e di essere stato troppo vicino a qualche banchiere senza però specificare nomi e cognomi. Giannino non ha risposto ai fendenti di Sallusti preferendo rimanere serafico.

Ora però, per cercare di sminuire o svilire il peso del movimento capitanato da Giannino che come ha detto Silvio Berlusconi può determinare in Lombardia la sconfitta di Roberto Maroni, si arriva a qualche arrampicata sugli specchi. E’ quella che ha tentato ieri sul quotidiano Libero l’editorialista Maria Giovanna Maglie. La tesi che l’ex giornalista del Tg2 ha cercato di sostenere senza però riuscirci troppo è la seguente: i liberisti di Fermare il Declino non sono dei veri liberisti. Non solo: secondo Maglie, hanno un programma generico.

Ohibò, mentre quasi tutti gli analisi e gli osservatori riconoscono – anche se quasi sempre non condividono – a Fermare il declino un programma puntuale con l’indicazione precisa anche delle coperture, l’editorialista ex collega di Giannino al Foglio rimbrotta per motivi opposti il movimento fondato dagli economisti Giannino, Michele Boldrin, Carlo Stagnaro e Luigi Zingales. La Maglie invece sostiene che “in troppi punti del manifesto-appello leggo piuttosto che l’autentica aspirazione a una rivoluzione liberale e al lbero mercato è una aspirazione riformista-efficientista”.

La giornalista comunque ha fatto una premessa fondamentale: “Non sono un’esperta di economia”.



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