Carlo Marroni, cinquantuno anni, dopo essersi occupato di finanza per il Sole 24 Ore, da qualche anno è diventato il vaticanista del quotidiano di Confindustria. Recentemente ha pubblicato, con la casa editrice Rizzoli, un romanzo, “Le Mani sul Vaticano”, nel quale racconta le trame che sono alla base della scelta del nuovo pontefice nel corso della sede vacante e del conclave. Un romanzo, quello di Marroni, che in quanto tale non vuole necessariamente descrivere la realtà ma che comunque, è molto attuale. Per questo motivo Formiche.net parla della decisione di Benedetto XVI proprio con l’autore del romanzo.
Marroni, il cardinale decano Sodano ha definito la notizia delle dimissioni di Benedetto XVI come un “fulmine a ciel sereno”. Ma tale decisione giunge veramente così inaspettata cogliendo tutti di sorpresa (come riportato anche da padre Federico Lombardi) o era già nell’aria?
La decisione giunge inaspettata per quanto riguarda le modalità con le quali è stata comunicata, ovvero al termine di un incontro di minore rilevanza rispetto ad altri. Difficile dire se tale decisione fosse già nell’aria. Certo è, però, che Benedetto XVI aveva già annunciato tale possibilità nel corso del libro-conversazione “Luce del mondo” con il giornalista tedesco Peter Seewald. E lo aveva fatto in toni molto più forti rispetto a quanto affermato oggi. Possiamo quindi dire che, in un certo senso, Benedetto XVI aveva già delineato tale prospettiva.
Per quale motivo ha deciso di comunicarlo oggi, con un così scarso preavviso?
Tale decisione rientra nello stile dello stesso Benedetto XVI. Il Papa ha scelto di comunicare le proprie dimissioni in lingua latina, il suo amato latino, al termine di un discorso tenuto in occasione di una cerimonia non certo di prima importanza, quale il Concistoro per la canonizzazione dei martiri di Otranto. Benedetto XVI, quindi, ha usato quel tono minore che da sempre lo caratterizza e che non deve stupire, dal momento che recentemente numerose sono state le decisioni assunte dal Papa senza che la maggior parte dei suoi collaboratori e della gerarchia vaticana ne fossero a conoscenza. Benedetto XVI, infatti, non né certo una rock-star.
Come sarà la convivenza tra il nuovo Papa e Benedetto XVI, il quale ha già annunciato di voler continuare a vivere in Vaticano?
Il nuovo Papa, qualunque esso sia, non sarà certo un Papa sotto “tutela”. Proprio lo stile che Benedetto XVI ha scelto per “uscire di scena” farà si che il suo successore si senta libero da vincoli con il precedente papato. Papa Ratzinger, infatti, non è Giovanni Paolo II e come ho detto prima non è una rock-star, non ha fan. Sicuramente ci sarà una corrente interna fedele a Benedetto XVI, ma ciò non influirà sulle decisioni del prossimo Papa.
Come valuti la diversità del gesto di Papa Giovanni Paolo II, che ha vissuto sino in fondo il suo calvario, e Benedetto XVI, che invece ha deciso di lasciare non appena si è reso conto che gli mancavano le forze necessarie?
Ogni Papa ha il suo stile e il suo modo d’essere. Ma, in questo caso, ciò che rileva è l’effettiva capacità di comando. Papa Giovanni Paolo II sapeva che, anche durante la sua malattia, era pur sempre lui a tenere le redini del governo della Chiesa cattolica. Benedetto XVI, invece, si è reso conto che da parecchi anni, oramai, gli è sfuggito il controllo della Chiesa. Il caso Boffo, l’eterna disputa con i lefebvriani, il presunto endorsement a Monti, la questione dello Ior, i presunti contrasti col Segretario di Stato Tarcisio Bertone: sono tutti esempi di come il Papa avesse oramai perso il controllo effettivo del comando. Il gesto di Benedetto XVI non deve però essere visto come un gesto di debolezza, bensì come un qualcosa di grandioso. Papa Ratzinger è quindi tutt’altro che un “pastore tedesco”, come un giornale ha voluto definirlo in occasione della sua elezione.
Quali scenari si aprono per la Chiesa dopo questo gesto rivoluzionario di Benedetto XVI?
A mio avviso si va verso uno scenario quasi certamente extra-europeo. Ovviamente, tutti gli scenari sono possibili e tutti i cardinali che entreranno in Conclave avranno la possibilità di salire al soglio di Pietro. Mi sentirei, però, di escludere il cardinale Timothy Dolan. La Chiesa, infatti, non è ancora pronta per un Papa americano e anche l’America stessa non lo è. Guardo con grande interesse al cardinale filippino Luois Antonio Tagle nonché a quello brasiliano Odilo Petre Scherer che andrebbero ad aprire nuovi scenari, anche politici, all’interno della Chiesa.
Nel romanzo “Le Mani sul Vaticano” che hai scritto descrivi tutti i giochi di potere che si verificano nel corso della sede vacante e del conclave. Dobbiamo aspettarci qualcosa di simile?
Quello che io descrivo, al di là delle vicende romanzate, è lo svolgimento di un conclave veloce, ben più rapido di quello che gli stessi protagonisti del libro si immaginassero. E ciò che cerco di mostrare è come il conclave metta in moto una serie di meccanismi politici legati alla volontà dell’uomo che, pero’, ad un certo punto si devono fermare dinanzi alla volontà di Dio. Il conclave, per chi non crede, è solamente un evento politico mentre i credenti guardano ad esso come ad un evento di fede. Come un qualcosa, in particolare, che va al di là della comprensione. D’altronde, chi avrebbe potuto immaginare che la decisione di Benedetto XVI arrivasse oggi e con queste modalità?