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Il deficit francese mette alle strette Hollande

Dure verità per il presidente francese socialista François Hollande, che solo qualche mese fa, lo scorso maggio, sventolava la bandiera di una vittoria basata sulla crescita come la Libertà nel famoso quadro di Delacroix. Misure anticrisi o meno, Parigi probabilmente non riuscirà a raggiungere l’obiettivo di ridurre il deficit del settore pubblico al 3% del Pil. Il consolidamento dei conti pubblici è da rimandare al 2014, sebbene i mercati internazionali comincino a dubitare delle capacità di ripresa del Paese.

Ma la stretta alla spesa pubblica sembra necessaria in questo scenario. “Dobbiamo sia evitare di comprimere ciò che resta della crescita sia essere responsabili e far sì che la parola risparmio entri a far parte del nostro vocabolario”, ha spiegato il ministro degli esteri francese Laurent Fabius. Quello stesso risparmio che strozza i consumi e la ripresa.

Il governo ha finora detto di essere determinato a raggiungere il proprio obiettivo di deficit, nonostante la debolezza dell’economia. La lezione merkeliana sembra aver attecchito bene sotto la Tour Eiffel, la costruzione famosa per reggere ai venti forti. Più difficile che l’austerity non spazzi via i consensi per Hollande.



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