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Le speranze (e i timori) sull’accordo di libero scambio Usa-Ue

Mind the gap. Attenzione al vuoto. Il messaggio lanciato all’Unione europea dal presidente Usa Barack Obama è questo. C’è da scattare subito però, perché il treno in corsa è quello degli emergenti. L’Occidente rischia di trovarsi a dover recuperare un divario crescente. Per questo la proposta di Obama sulla creazione di un’area di libero scambio entro due anni con l’Unione europea ha scatenato un’ondata di ottimismo su entrambe le sponde dell’Atlantico.

L’accordo potrà davvero essere raggiunto presto? La crisi economica attanaglia, anche se in modo diverso sia Washington che Bruxelles e questo trattato potrebbe ravvicinare i leader europei, tanto divisi sulla politica economica e monetaria comune. La causa di questa improvvisa accelerazione? Si chiama Cina, e yuan.

L’obiettivo è quello di creare un accordo commerciale esteso che non solo dovrebbe stimolare la crescita economica, ma anche abbassare i prezzi per i consumatori americani e europei e dare un nuovo significato alle relazioni tra le due regioni.

Se dovesse andare in porto, il trattato creerebbe la più grande area di libero commercio del mondo che potrebbe generare una crescita del Pil europeo dello 0,5% l’anno e di quello americano dello 0.4%. Ma i negoziati, che potrebbero cominciare a maggio o giugno, non saranno facili. Gli interessi sono fortissimi soprattutto nei settori agricolo e industriale. Una delle partite più dure da giocare, sottolinea il New York Times, sarà quella degli Ogm, bocciati in Europa e, d’altra parte, largamente diffusi in America.

Ma queste divisioni dovranno essere superate. La consapevolezza della necessità di fare gioco comune cresce di pari passo con la rampante economia cinese.

Non sarà questione di anni. Ufficialmente, la firma del trattato dovrà coincidere con Il termine del mandato degli attuali commissari europei. In sostanza, una maggiore concorrenza dovrebbe premiare quanto prima l’Europa, sperando che Bruxelles, spaccata su politica economia e fisco, riesca davvero a confrontarsi con l’economia Usa senza uscirne sconfitta. D’altra parte, nuovo spazio è quello che serve per far respirare la ripresa produttiva americana.

 



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