I servizi di sicurezza come baluardo a protezione della Russia contro il rischio di minacce portate da gruppi estremisti, forze straniere, attacchi informatici. Parlando davanti ai funzionari dell’Fsb (l’ex Kgb) il presidente Vladimir Putin è tornato a premere su uno dei tasti che hanno caratterizzato il primo anno del suo ritorno al Cremlino: Mosca non accetterà interferenze straniere né nei propri affari interni né nei rapporti con gli alleati.
Queste la parole. I fatti sono nelle leggi e nei provvedimenti che hanno caratterizzato il 2012 russo. A luglio la Duma ha dato via libera alla legge che obbliga le organizzazioni che ricevono finanziamenti esteri a registrarsi come “agenti stranieri” recuperando un termine che riporta all’epoca sovietica. A settembre c’è stata la cacciata di UsAid dal Paese in cui l’organizzazione statunitense era arrivata con la caduta dell’Urss. Presunte influenze da oltre confine sono state ipotizzate anche per denigrare le proteste che a dicembre del 2011 contestarono i risultati delle presidenziali e nei mesi successivi il ritorno di Putin alla presidenza, costate incriminazioni e il carcere a manifestanti e leader riconosciuti dell’opposizione, dalle accuse di frode contro il blogger anti-corruzione Alexei Navalny fino ai domiciliari con l’accusa di star organizzando un colpo di Stato per rovesciare l’esecutivo per il leader del Fronte della sinistra, Serghiei Udaltsov.
La libertà di parola è inviolabile, ha sottolineato l’uomo forte del Cremlino lui stesso con un passato al vertice della Fsb che ha tuttavia voluto rimarcare come esista una linea rossa invalicabile ossia il mettere a rischio la società.
Nessuna interferenza negli affari interni né nei rapporti con gli alleati. Putin, scrive l’agenzia Ria Novosti, ha sottolineato anche come niente potrà fermare o rallentare il processo di integrazione dell’area ex sovietica. Anche in questo caso il bersaglio della critica sono stati gli Usa e in particolare le frasi di Hillary Clinton che a dicembre definì un errore progetti che ricalcavano la vecchia Urss sebbene chiamandola in altro nome. Un riferimento allo Spazio economico comune nato un anno fa, che riunise Russia, Kazakistan e Bielorussia.