No alle manipolazioni sui cambi. Sulla guerra delle valute il messaggio del G7, riunitosi pochi giorni fa, è stato chiaro. E che i rapporti di cambio debbano essere determinati dalle forze di mercato torna a ribadirlo anche il gruppo allargato del G20 da Mosca. La temibile “guerra valutaria” non sarebbe altro che un “chiacchiericcio”. Ma come si spiegano allora le voci sparse sull’argomento? Tra rassicurazioni e dichiarazioni d’intenti, il G20 rischia di sgretolarsi davanti al marasma delle decisioni di politica monetaria con cui ogni Stato spera di reagire alla crisi di un’economia che stenta a riprendersi.
E’ tutto un chiacchiericcio. Parola di Draghi e del Fmi
“I tassi di cambio non sono un obiettivo politico, ma sono importanti sia per crescita, e per la stabilità dei prezzi”, ha ribadito il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi. “In ogni caso monitoreremo la situazione. Tutto questo chiacchiericcio che si rincorre è infruttuoso, autolesionista, inappropriato”, ha sottolineato il governatore dell’Eurotower. Ma è stato anche il Fmi a cercare di smorzare le preoccupazioni sulle valute, dichiarando che la discussione sulla guerra valutaria è “esagerata”.
“L’indipendenza delle banche centrali è importante, è un pilastro fondamentale del nostro lavoro”, ha aggiunto Draghi, secondo cui bisogna dare “la priorità al consolidamento fiscale e al pareggio di bilancio. Crediamo che il primo fattore di crescita nell’Eurozona siano le riforme strutturali e l’aumento della domanda che arriva dal settore privato”, ha spiegato.
La fermezza monetaria impera a Berlino
La linea dura tedesca non è stata smentita al G20. Il presidente della Bundesbank, Jeans Weidmann, ha dichiarato che il recente apprezzamento dell’euro è giustificato dall’outlook economico. Un eventuale taglio del tasso di riferimento non potrebbe essere giustificato solo dall’andamento dell’euro. L’altra sponda del mare del Nord la vede diversamente. Oslo è infatti pronta a tagliare i tassi per contrastare la forza della corona norvegese.
Il messaggio di Rehn alle potenze del G20
Paesi avanzati e nuovi pesi massimi dell’economia globale, raggruppati nel G20, devono ribadire il loro impegno a “evitare qualunque svalutazione competitiva”, ha affermato il commissario europeo agli Affari economici, Olli Rehn. Il riferimento implicito alle svalutazioni decise da Pechino, Tokyo e Washington non è passato inosservato. “E’ chiaro – ha detto l’eurocommissario – che dobbiamo evitare qualunque svalutazione competitiva. Sono convinto che per conseguire una crescita equilibrata, il G20 dovrebbe concentrarsi su riforme strutturali piuttosto che su provvedimenti di breve termine di politica economica o monetaria”.
L’apertura della Bce al tasso sui depositi negativo
Il vicepresidente della Bce, Costancio, ha dichiarato che portare il tasso sui depositi in negativo è tecnicamente possibile e l’istituto sarebbe pronto, ma non è stata presa alcuna decisione. Una decisione analoga è stata già presa dalla Danimarca ed avrebbe lo scopo di disincentivare i depositi presso la banca centrale ed aumentare i prestiti. Secondo Costancio, all’inizio potrebbe succedere quello che è già successo in Danimarca, ovvero la decisione potrebbe indurre le banche ad aumentare i loro tassi di prestito per compensare quello che devono pagare per portare i soldi in Bce.
Le oscillazioni dei rendimenti dei titoli di Stato in Ue e Usa
La Commissione Ue ha negato che la lettera inviata dal commissario Rehn abbia aperto alla possibilità di concedere più tempo ai paesi in difficoltà per centrare gli obiettivi di bilancio. L’Efsf ha concluso ieri la riapertura di un bond trentennale per 1 miliardo di euro. Negli Usa il tasso decennale è ritornato al di sotto del 2% grazie al buon esito della terza emissione della settimana, quella da 16 miliardi di dollari sul comparto trentennale.
Le tensioni interne alla Fed
Bullard, membro votante Fed, ha precisato che a suo avviso l’attuale piano di acquisto mensile di asset di 85 miliardi di dollari, potrebbe essere portato a 65-75 miliardi in caso di miglioramento dei dati macro. La dichiarazione svela le tensioni interne alla Federal Reserve decisa dal governatore ben Bernanke. Per quanto tempo potrà essere sostenibile per le casse statunitensi una simile immissione di liquidità nel sistema? L’agenzia Moody’s ha confermato l’outlook negativo sul rating Usa per il 2013, citando timori legati all’andamento delle entrate fiscali e del mercato del lavoro.
Già finita la libertà d’azione del giapponese Abe?
La corsa al ribasso dello yen, e la lotta alla deflazione decisa dal nuovo premier Shinzo Abe, sembra aver vissuto il suo primo stop. Lo yen si è apprezzato verso tutte le valute in attesa del G20. Inoltre, secondo Reuters, l’ex vice-governatore della BoJ Muto, che sarebbe in testa nella corsa per il posto di nuovo governatore, non è percepito dal mercato come particolarmente propenso alla politica monetaria estremamente accomodante come gli altri candidati. E la stretta allo yen, in tal caso, sarebbe tutt’una con quella alla libertà d’azione rivendicata finora da Abe.