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L’austerità si fa sentire anche sugli armamenti

Per la prima volta dalla metà degli anni Novanta del secolo scorso cala la vendita di armamenti dei primi cento produttori al mondo. Allora fu la fine della Guerra Fredda a portare a una diminuzione delle spese per la difesa. Oggi, secondo i dati dello Stockholm International Peace Research Institute (Sipri) sono la crisi economica e le politiche di austerità ad avere ripercussioni sul settore, oltre ai ritiri di truppe da teatri di guerra come quello iracheno e afgano.

I numeri principali

Le vendite totali per il 2011 sono state pari a 410 miliardi di dollari, in calo del 5 per cento rispetto all’anno precedente al netto dell’inflazione, ma comunque paragonabili al prodotto interno lordo di Paesi come il Venezuela o la Svezia.

I produttori di armi e le società di servizi per il settore della difesa stanno cercando di allontanare le misure di austerità, attesta il Sipri, e cercano di adeguarsi ai cambiamenti delle minacce percepite dopo gli attacchi dell’11 settembre. In molti casi si affidano anche a controllate in America Latina, Medio Oriente e Asia.

Chi domina la classifica

Il volume d’affari è sicuramente molto più grande. Il Sipri non prende in esame le società cinesi per mancanza di dati e informazioni. Sono invece le società statunitensi e dell’Europa occidentale a dominare la classifica delle prime 100 aziende con il 90 per cento delle vendite.

In cima alla classifica c’è la Lockheed Martin le cui vendite di sistemi d’arma sono state pari a 36 miliardi di dollari, il 78 per cento delle entrate totali della società. Segue la Boeing con 31,8 miliardi. Mentre completa il podio la britannica BAE System con poco più di 29 miliardi in calo di una posizione rispetto all’anno precedente.

La società europea EADS si piazza invece in settima posizione con 16,4 miliardi, subito sopra l’italiana Finmeccanica in questi giorni al centro dello scandalo per la presunta corruzione nell’accordo con l’India per la fornitura 12 elicotteri, cui la vendita di sistema d’armi ha fruttato 14,4 miliardi di dollari.


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