Grazie all’autorizzazione dell’editore e dell’autore, pubblichiamo l’editoriale di Pierluigi Magnaschi comparso sul numero odierno del quotidiano Italia Oggi.
Oscar Giannino, l’unico fenomeno, assieme a Beppe Grillo, di questa campagna elettorale popolata da zombies, è stato fatto fuori, centrato in fronte con un colpo solo, tirato da un cecchino con la mira buona.
La colpa è di Giannino. Su questo non c’è dubbio. È lui infatti che aveva messo nel suo curriculum un master mai conseguito alla famosa Chicago Booth University. Ed è sempre lui che aveva fatto sapere di aver conseguito, non una sola laurea, come i comuni arrampicatori, ma addirittura due (una in economia e l’altra in giurisprudenza). Anche queste due lauree, Giannino, non le ha mai conseguite. Fin qui la cronaca, cioè i semplici e demoralizzanti fatti. Che però, essendo emblematici, si prestano ad alcune considerazioni.
La prima considerazione è relativa a chi ha fatto scoppiare il caso. Si tratta di Luigi Zingales, l’economista italiano che alla Chicago Booth University insegna (con tutti i titoli a posto, vidimati e regolarmente timbrati). Zingales è stato, assieme a Giannino, il fondatore di Fare per fermare il declino. Ha lavorato fianco a fianco con Giannino nel redigere il programma del partito. Un professore universitario dovrebbe accorgersi subito se una persona con la quale interloquisce scientificamente per mesi non conosce a fondo la materia che lui insegna. Invece Zingales ha continuato a considerare Giannino una persona degna di aver conseguito un master negli Usa. In pratica, gli ha riconosciuto, almeno informalmente, il master che Giannino non aveva, ma che, in base alle sue conoscenze scientifiche, avrebbe meritato di avere.
La seconda considerazione è perché Zingales abbia fatto scoppiare lo scandalo quattro giorni prima del voto, mentre Giannino era diventato una star politica che, al contrario di Fini, riempie i teatri. Zingales dice che solo venerdì scorso, andando a vedere negli archivi della sua università, che si raggiungono battendo pochi tasti, ha scoperto che del master di Giannino non c’è traccia per cui, scoppiando di indignazione, lui, da buon americano, più che italo, ha fatto subito scoppiare il bubbone.
Se lo dice lui, che non racconta balle (dicono che non le raccontasse nemmeno da bambino quando, anche lui, ahimè, rubava la caramelle alla nonna, che pure non gli piacevano), ne prendiamo atto. Anche se non ci crediamo. Nessuno infatti è perfetto. Nemmeno io.