Il doping monetario deciso da gran parte delle Banche centrali del mondo comincia ad avere i suoi effetti. Calano le tensioni interne, con la ripresa dell’export e dei consumi, ma le conseguenze, più o meno dirette, sono anche altre. I bassi tassi d’interesse accordati dalle banche hanno ridato ossigeno a imprese e famiglie. Che, con le tasche piene, tornano a sognare. Home sweet home.
L’aumento dei prezzi delle case, con la forza del mattone come investimento che regge, produce nuovi incubi dove l’economia, appunto, riprende con più vigore: Cina, Stati Uniti, e Germania.
Il caso di Pechino
Le autorità cinesi hanno affermato recentemente di voler mettere un limite al mercato immobiliare, incandescente nel Paese. Il ministro dello Sviluppo rurale ha annunciato il suo impegno nel prevenire investimenti eccessivi nel settore immobiliare quest’anno, e il governo, sottolinea Forbes, ha introdotto una serie di restrizioni per controllare la compravendita in alcune città, imponendo una sorta di patrimoniale per la prima volta.
I prezzi immobiliari sono saliti, da dicembre a gennaio, “in 53 su 70 città del campione sotto osservazione, contro le 54 del mese precedente, che era già stato il maggior incremento registrato dal mese di aprile 2011, secondo i dati forniti dall’Ufficio nazionale di statistica cinese”, spiega Vittorio Da Rold sul Sole 24 Ore. “Nelle altre dieci città i prezzi sono scesi, mentre nelle altre sette sono rimasti invariati”.
A Shenzhen, al confine con la città con le case più care al mondo, cioè Hong Kong, “i prezzi sono balzati del 2,2% in un mese, come pure a Shanghai e a Pechino – prosegue -. Dopo che il premier Wen Jiabao ha annunciato delle restrizioni all’acquisto di case per frenare la corsa a incrementi di prezzi ‘troppo veloci’, la Borsa di Shanghai ha accusato il colpo perdendo terreno e registrando la flessione settimanale peggiore dal mese di settembre. Insomma l’aria è proprio cambiata: la Banca centrale cinese, dopo i due allentamenti dei tassi nell’estate dello scorso anno, ora potrebbe modificare rotta e stringere la politica monetaria dopo aver già drenato liquidità sul mercato monetario a ritmi da record questa settimana per 146 miliardi di dollari”.
“Dariusz Kowalczyk, analista a Hong Kong del Crédit Agricole Cib, prevede che Pechino varerà una stretta creditizia ma nello stesso tempo mitigherà la politica di bilancio, visto che il Pil crescerà dell’8,5% quest’anno, dopo una crescita “solo” del 7,8% nel 2012, la più bassa negli ultimi 13 anni”, conclude il Sole.
La vigilanza della Bundesbank
Ma i timori dello scoppio di una nuova bolla speculativa, in una fase delicatissima, non sono solo cinesi. Toccano l’altro Paese che sembra ergersi dalla crisi in cui è sprofondata l’Unione europea: la Germania. La Bundesbank, spiega il Sole 24 Ore, starebbe infatti vigilando, perché la crescita dei prezzi degli immobili ha preso vigore, essendo risultata del 5% nel 2012, in linea con l’anno precedente, ma gli aumenti si stanno diffondendo al di fuori dei grandi centri urbani. I prezzi delle case nuove sono aumentati del 7%, contro il 10% del 2011.
La crescita Usa senza fondamenta
L’allarme viene anche dagli Stati Uniti. A dicembre i prezzi sono aumentati dell’11,8% rispetto all’anno precendente, il balzo maggiore dal 2006 secondo l’ultimo report RadarLogic’s. Ma questa situazione “non è sostenibile”, spiega a Business Insider il direttore dell’istituto, Quinn W. Eddinds. “Abbiamo bisogno di una crescita che sia basata sull’aumento dell’occupazione e su quello degli indici di fiducia dei consumatori”. Senza di ciò infatti, l’aumento dei prezzi del settore immobiliare causerà un aumento dell’offerta e ridurrà la crescita dei prezzi, con la probabilità, addirittura, di rovesciarne l’andamento.
Con l’aumento delle transazioni, dovuto essenzialmente ai bassi tassi d’interesse praticati dalla Fed di Ben Bernanke, i prezzi delle case “andranno incontro ad un percorso a zig zag per qualche anno, fino a che la domanda davvero aumenterà e il numero delle case pignorate tornerà alla normalità”, conclude Eddins.