Titolo: la Cina dovrebbe abbandonare la Corea del Nord. Svolgimento: il terzo test nucleare nordcoreano offre a Pechino un’opportunità per rivedere i legami con la dinastia dei Kim e valutare l’ipotesi di una penisola coreana unificata.
Dalle colonne del Financial Times il vice direttore del giornale teorico della scuola centrale del Partito comunista cinese, Deng Yuwen si schiera nel dibattito sulla posizione che la Cina, finora considerato il principale alleato di Pyongyang, dovrebbe prendere in risposta alle provocazioni nordcoreane.
Deng elenca almeno cinque argomentazioni a favore della propria tesi. Primo un’alleanza basata soltanto sulla comunanza ideologica rischia di essere controproducente. Secondo rapporti stretti durante la Guerra Fredda non è detto siano ancora utili in questo momento. La Corea del Nord inoltre è sempre meno attenta alle raccomandazioni di Pechino e al momento sembra lontana l’ipotesi di una riforma del regime. Quinto punto: la capacità nucleare di Pyongyang un giorno potrebbe essere usata per minacciare e ricattare la stessa Cina. Deng mette in questione anche l’alleanza stretta con il “sangue” della guerra degli anni Cinquanta perché la parte nordcoreana tende a enfatizzare il ruolo giocato dall’eterno leader Kim Il-sung sminuendo quello dei cinesi.
“Il modo migliore per farla finita e prendere iniziative per favorerire la riunificazione con la Corea del Sud”, scrive Deng. In questo modo si potrebbe anche minare l’alleanza tra Washington, Tokyo e Seul allentando la pressione geopolitica sulla Cina. Posizioni che non si discostano da quelle di Steve Tsang del Centro studi sulla Cina contemporanea dell’università di Nottingham che in un’analisi sul blog dell’istituto cerca di spiegare perché la Repubblica popolare non dovrebbe temere una Corea unita.
Le obiezioni riccorenti sono quelle del venir meno di uno stato cuscinetto tra la Cina e le basi Usa a Sud del 38esimo parallelo e il rischio di migliaia di profughi in arrivo in caso di collasso del regime. Pechino e Seul, ricorda Tsang hanno già buoni rapporti. In più l’eventuale riunificazione impegnerebbe sia il Giappone sia la Corea del Sud per decenni con l’obiettivo di integrare i nordcoreani, mentre Pechino potrebbe continuare la sua ascesa. Una volta riunificata la penisola verrebbe teoricamente meno la necessità di mantenere truppe statunitensi. Inoltre, mentre Washington terrebbe fede all’impegno di denuclearizzazione della penisola, Seul potrebbe essere tentata dal mantenere gli eventuali armamenti nucleare ereditati alla caduta del regime di Pyongyang.
Pechino dovrebbe inoltre pesare le implicazioni dei comportamenti nordcoreani nei rapporti tra Cina e Giappone, ai ferri corti per la disputa territoriale per la sovranità delle Senkaku-Diaoyu.