Grazie all’autorizzazione dell’editore e dell’autore, pubblichiamo l’articolo di Roberto Miliacca comparso sul numero odierno del quotidiano Italia Oggi diretto da Pierluigi Magnaschi.
Le idee non si distinguono tra idee di destra e idee di sinistra; le idee o sono buone o sono cattive. Si schianta alla prima prova concreta, il Grillo-principio che dovrebbe essere alla base di tutte le decisioni politiche future che dovranno essere adottate dal Movimento5Stelle.
Al no di Beppe Grillo a una possibile fiducia a un ipotetico governo a guida Pier Luigi Bersani, a prescindere dal programma che questi porterà in parlamento, è arrivata subito, via web, una valanga di proteste dalla «base» dei grillini.
Che hanno chiesto al leader genovese di non prendere decisioni da solo, di consultare prima la sua base e, soprattutto, di iniziare a prendere coscienza anche della maggiore responsabilità che il movimento ha adesso che ha degli eletti in parlamento. In rete, addirittura, è apparsa una petizione a favore della fiducia, che aveva raccolto, alle 18 di ieri, oltre 21mila firme.
«Caro Beppe, ma se non daremo la fiducia al Governo, come riusciremo a votare le singole proposte?», chiede per esempio Fabrizio Zichichi. «È ora di cominciare ad essere responsabili e propositivi. Legge elettorale,tagli alla politica, conflitto di interessi ed elezione del Presidente della Repubblica. Dobbiamo dare la fiducia al governo concordando un mini programma di urgenze». Grillo, comunque, , nel suo post, uno spiraglio alla fiducia l’ha lasciato aperto. «Il M5S non darà alcun voto di fiducia al Pd (nè ad altri). Voterà in aula le leggi che rispecchiano il suo programma chiunque sia a proporle», ha scritto Grillo. «Se Bersani vorrà proporre l’abolizione dei contributi pubblici ai partiti sin dalle ultime elezioni lo voteremo di slancio (il M5S ha rinunciato ai 100 milioni di euro che gli spettano), se metterà in calendario il reddito di cittadinanza lo voteremo con passione».
Al post di Grillo è arrivata una valanga di commenti. I più radicali sostengono la posizione del fondatore, affermando che lo stop a qualunque «inciucio», anche potenziale, con il «Pdmenoelle», è una delle precondizioni fondanti della nascita del movimento. «Cari M5S», scrive per esempio Armando Nania, di Roma, «non possiamo, non vogliamo e non dobbiamo appoggiare un governo Bersani. Volevamo cambiare il Sistema, non consentirgli di sopravvivere».
O come Armando S., di Foggia: «Se Bersani vuole governare dovrà necessariamente attenersi al programma del M5S oppure trovare altre alleanze (inciuci)».
Altri grillini, più pacatamente, hanno invece richiamato Grillo al confronto: «La democrazia in poche parole: mettiamo ai voti tra gli iscritti al Movimento la proposta di una fiducia sulla base della previa accettazione di alcuni punti cardine del programma del Movimento da parte del Pd», ha per esempio proposto Lorenzo Tuci, di Altopascio.
Un po’ più deluso, invece, l’attivista Patrick D. «Scusa Beppe, senza polemizzare e senza volerti attaccare (tra l’altro ti ho votato), ma mi spieghi dove sta la Democrazia della rete? A me pare che qui scegli tutto tu», scrive. Gli fa eco Giambattista Martino: «Noi vi abbiamo votato e su questa decisione di non aprire al Pd non siamo stati interpellati. Io non ho votato Beppe Grillo presidente ma ho votato per dei cittadini il cui compito è ora fare quella politica che i partiti non sono riusciti a fare».
Un’interessante analisi politica la fa invece Luigi D’Andrea. La riportiamo integralmente perchè contiene diversi spunti di riflessione anche per il Pd. «Sulla questione del voto di fiducia pongo una questione: come farà il M5S a votare provvedimento per provvedimento come dice Beppe se non voterà preventivamente la fiducia?», scrive D’Andrea. «Ammesso, ed ho già parecchi dubbi, che Bersani venga sostenuto al senato da Monti, sarebbe ancora sotto di una ventina di voti circa per sdoganare una qualsiasi parvenza di governo sostenibile. Di qui delle due l’una: o i voti che mancano li fornirà Berlusconi a fronte di un inciucione vergognoso sotto l’egida della responsabilità nazionale (vergogna!), e mi domando come farà Bersani a tacitare Vendola, o giocoforza il sostegno dovrà fornirlo il M5S in cambio di un accordo programmatico su 4 o 5 cose da incassare, salvo verificare l’urto delle fronde interne Renziane che certo gli rinfaccerebbero il ricatto.
Ciò detto, se la strategia è quella di tornare alle urne in 4 o 5 mesi per prendere la maggioranza assoluta, sulla scorta dello scenario disgustoso che il disastro di destra e sinistra quasi certamente metteranno in atto, auspico che Beppe faccia una profonda riflessione sui rischi che una scelta seppur possibile ma assai pericolosa potrebbe generare; attenzione a ciò che potremmo lasciare sul campo…!!
Molto meglio stemperare i toni e incassato un risultato straordinario, tentare di sostenere i «morti che parlano» in sordina, contribuendo a stabilizzare lo scenario politico e consolidare un minimo di esperienza sul campo, per un progetto certo più ambizioso che doni a medio termine a tutti noi la speranza di uscirne tutti insieme… Forza Beppe, è il momento della cautela e della riflessione».