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Renzi, che cosa aspetti a salire in politica?

Ricordo serate di vent’anni fa trascorse in un ristorante sui navigli milanesi, si chiamava (oggi non c’è più) Gran Burrone. Il proprietario, Vincenzo, era stato nella sua precedente vita operaio ed ex sindacalista dell’Innocenti. La sapeva lunga. Il locale era frequentato da giovani artisti che ruotavano nella galassia televisiva di Canale 5. Capitava così, tra pansotti alle noci e filetti al pepe verde, che ti ritrovavi al tavolo Lorenzo Cherubini, Ezio Greggio, Beruschi e altri della carovana del Drive In. Tra tutti, il più agitato era un architetto milanese, Francesco Salvi, che improvvisava gli sketch che avrebbe poi riproposto in televisione. Dall’aria sempre stralunata, era solito fare acquisti da venditori ambulanti abusivi che. immancabilmente tutte le sere,  entravano nel locale con i loro sacchi di plastica colmi di ogni tipo di gadget. Per loro, Vincenzo aveva sempre un bicchiere di birra e spesso un piatto caldo. In particolare, uno di questi, non ricordo il nome, aveva oramai trasformato un tavolo appartato del ristorante, nella zona bar conversazione, in un piccolo bazar di pupazzetti caricati a molla. E fu li che Salvi, giocando con alcuni di questi, inventò quello che poi diventò un tormentone di quegli anni : “Fai un saltino Matteo” fu riproposto con successo innumerevoli volte al Drive In.

I questi giorni post elezioni, ritorna in auge quel tormentone, cambiano ovviamente il palcoscenico ed il contesto, ma quel “Fai un saltino Matteo” è l’appello che in molti, non solo a sinistra, lanciano in continuazione. In effetti, oltre alla palude e all’incertezza, il risultato elettorale ci ha consegnato due sonori sconfitti, Monti e Bersani, ovvero quelli che più o meno velatamente, si preparavano allegramente a governare (non so come) il Paese con la benedizione della Germania. Salvo poi doversi risvegliare bruscamente, bruciandosi entrambi.

Il centrodestra è ancora maggioritario nel Paese e ha un leader, Berlusconi, che nonostante l’età ed il suo recente passato, ha lottato come un leone mangiandosi il “centrino” di Monti ed arginando gli effetti della gioiosa macchina da guerra di Bersani fin quasi a batterla.

Anche nella regione più importante, la Lombardia, ha ridicolizzato Albertini, peraltro vittima del fuoco amico di una borghesia milanese radical chic supponente e miope, distanziando nel contempo di parecchi punti il pseudo civico Umberto il cui unico merito è quello di essere figlio dell’avvocato Ambrosoli.

Dicevamo dei vincitori. Oltre al Cavaliere di Arcore, l’altro conclamato è il Grillo che aspettiamo però alla prova dei fatti. Ed i primi riscontri non sono così entusisamanti. Uno invece è latente, il Matteo Renzi rottamatore. Molti sostengono che il bipolarismo in Italia sia finito con queste elezioni: così sembrerebbe, ma è solo all’apparenza. Vero è che Grillo con il suo straordinario risultato è riuscito a rompere questo schema, ma ciò è dovuto più a demerito degli altri schieramenti che a meriti propri e delle proposte del suo movimento. Quindi aspettiamoci che il centrodestra si riorganizzi, superando la figura di Berlusconi che è peraltro quello che lo stesso Cavaliere desidera, con l’auspicio che i vari leaderini liberali e riformisti abbandonino il loro egoismo ed interessi particolari in nome di un obiettivo più grande.

Dall’altra parte, se come penso Matteo farà il saltino, credo la sinistra abbia ottime possibilità di trasformarsi da partito tafazziano ad alternativa concreta di governo. Gli italiani avrebbero così modo di schierarsi ed il Paese un governo che lavori. La democrazia dell’alternanza.

E Grillo? Tornerebbe a riempire i Palasport con i suoi magnifici spettacoli, questa volta con pagamento a carico dei soli spettatori e non di tutta la collettività. Ed il tempo stringe … ottobre è dietro l’angolo.



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