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Grillo alla prova delle istituzioni. Bersani lo faccia governare

Al “governo del cambiamento” che oggi Pierluigi Bersani propone in un’intervista a Repubblica, Federico Mello, giornalista e autore di “Il lato oscuro delle stelle” (Imprimatur editore), suggerisce un’altra soluzione: “Beppe Grillo ha lanciato ieri l’idea di un governo 5 stelle? Bersani glielo faccia fare, così lo vedremo alla prova dei fatti. Stare fuori dalla responsabilità che qualsiasi forma di governo richiede – spiega Mello in un’intervista a Formiche.net – fattura a livello elettorale, stare all’opposizione paga. Per questo il regalo più grande che il leader del M5S vorrebbe che gli venisse fatto sarebbe un inciucio tra Pd e Pdl, in modo da potersi ritagliare il ruolo di forte contraltare a un loro governissimo. E questa logica risponde agli interessi di bottega, non a quelli dell’Italia”.

Il M5S da movimento di protesta si trova ora alla prova delle istituzioni. La supererà?
“Inevitabilmente – risponde Mello, già al Fatto Quotidiano e poi al quotidiano Pubblico – adesso il M5S si deve scontrare con la realtà e questo avrà delle ripercussioni. Continuare sulla strada dello sfascismo, arroccarsi contro tutto e tutti confermerebbe le accuse che gli vengono mosse di giocare alla distruzione. Per questo Grillo non potrà non passare da qualche alleanza e dalla fiducia in Parlamento, dovrà fare politica e scendere a compromessi. Ma è innegabile che il boccino ce l’abbia in mano lui in questo momento”.

Il boccino è nelle mani di Grillo, non in quelle dei grillini?
“Certo, e questa è la grande sfida che attende il M5S: i possibili conflitti che secondo me non tarderanno ad arrivare tra Grillo e gli eletti e tra gli eletti stessi che hanno dimostrato di avere posizioni anche diverse. L’ex comico invece continua la sua attività di autocrate. L’ha dimostrato quando ha detto che andrà lui al Quirinale, quando ha detto no ad alleanze con il Pd o chiunque altro, quando ha lodato Giorgio Napolitano stupendo tutti, dopo averlo definito il peggior capo dello Stato italiano appena l’anno scorso. Io ho scritto una lettera aperta ai grillini in cui ho consigliato loro di ribellarsi a un comico che nessuno ha eletto”.

C’è una differenza del M5S a livello nazionale e a livello locale? In Sicilia si parla addirittura di modello per come i grillini e il governo di Rosario Crocetta stanno operando.
“A livello locale il M5S è una bomba, è davvero rivoluzionario perché c’è un contatto costante degli eletti con la base, c’è uno scambio tra persone in carne ossa. A livello nazionale invece è un magma confuso. Grillo non ha mai messo in atto nessuna organizzazione per poter far emergere davvero la base del suo movimento, ci sono solo poche persone che lui e solo lui sceglie. La tanto predicata democrazia diretta dove uno vale uno non è mai stata attuata”.

Sceglie lui e solo lui o anche con Gianroberto Casaleggio?
“Ogni volta che ho nominato Grillo intendevo la coppia Grillo-Casaleggio. Il comico è l’interprete, il front-man ma la vera mente del movimento è Casaleggio. Una figura mai visibile, che non spalanca le porte della sua azienda privata di comunicazione ed esprime la massima contraddizione di un movimento che invece predica trasparenza”.

Come si spiega il successo che hanno avuto in queste elezioni?
“Partiamo da un dato di fatto: Grillo è uno dei personaggi più seguiti e amati dagli italiani negli ultimi vent’anni, uno di famiglia. È lo stesso Casaleggio a indicare le due caratteristiche che il comico genovese possiede e che lo portano a ‘spaccare’ in rete: grande autorevolezza e grande popolarità. Il problema è che ha lavorato su una grande ambiguità: per lungo tempo il movimento aveva un profilo sociale più che politico, alla Amnesty International, la decisione di candidarsi alle elezioni arriva molto dopo rispetto alla nascita del movimento. Per questo nel tempo ha raccolto molti consensi, anche tra giornalisti, attori, cantanti, politici, tra migliaia di cittadini che gli hanno dato in buona fede il loro sostegno. Per arrivare al successo, Grillo ha dovuto eterodirigere il movimento a livello nazionale, usare la retorica della democrazia diretta. E poi sono stati gettati messaggi, e qui Casaleggio ha fatto molto, con mentalità da marketing. È stato fatto prevalere il sentimento sulla ragione. E questo su internet funziona scientificamente”.


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