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Il partito degli astenuti ha vinto, ma non festeggia

In passato, la percezione preelettorale costituiva essenziale indizio circa l’imminente risultato maggioritario. Il 2013, invece, ha smentito le speranze e le convinzioni di chi si sarebbe detto vincente. La rivoluzione grillina, infatti, ha determinato un cambiamento dell’opinione pubblica: prima del seggio e stante la scrittura a matita copiativa. Per queste ragioni, le elezioni 2013 offrono, a noi statistici, una quantità ingente di materiale su cui lavorare. Dati, informazioni, tendenze che, doverosamente elaborati, aiutano a comprendere il probabile cambiamento “storico”, già alla luce degli orientamenti di voto degli italiani (parzialmente intercettati dai sondaggi prelettorali).
Nei mesi scorsi, si delineava un corpo elettorale, dal profilo socio demografico, alquanto diverso rispetto agli anni precedenti, considerando che quasi 3 milioni gli elettori votavano per la prima volta. Il suffragio si è, così, tinto di nuovi colori: vivaci, freschi, ed anche audaci. Sono stati chiamati ad esprimersi cittadini diversi tra di loro, ma accomunati dalla volontà e dal coraggio di rinnovarsi. Giovani, più scolarizzati, digitalizzati, spesso precari e disoccupati, ma anche quelli della X generation sull’orlo del tracollo, molti dei quali provenienti dal ceto medio che stanno rotolando verso la povertà.
La massa crescente di disoccupati, sottooccupati e precarizzati, esclusi dalla società produttiva, con un basso reddito, rappresenta un target poco attraente agli occhi della comunicazione pubblicitaria e del consumismo. Per questo motivo, esclusi e sottovalutati, si preparavano in silenzio alla vendetta. Tutte queste persone, infatti, sono confluite nel bacino di voti a sostegno dello “#Tsunami” Grillo. Il Movimento 5 stelle (che disprezza la retorica e la definizione del partito), da niente è diventato il partito più votato. Alla Camera conta, infatti, 8.688.545 (25,6%) elettori, rispetto a 8.642.700 (25,4%) del Pd e sopra ai 7.332.121 (21,6) del Pdl.

Con un’età media dei parlamentari scesa a 48 anni (nella passata legislatura l’età media dei deputati era di 54 anni e dei senatori di 57 anni); il 50% degli nominati può definirsi nativo digitale, anche se, andando ad esaminare gli scostamenti tra i partiti, si passa da 32 anni degli eletti M5S ai 58 anni dell’Udc. Nel mezzo Over 50: Scelta Civica per Monti e Pdl rispettivamente 52 e 51 anni; Under 50: Sel 48, Pd 47 e Lega Nord 42 anni.
Una figura simbolo di questo Parlamento è la più giovane eletta, Marta Grande, del Movimento 5 Stelle, 25 anni e laureata nel 2009 in Lingue e commercio internazionale in Alabama (a Huntsville), rientrata in Italia nel 2010, ha seguito un Master in Studi europei ed è presto in arrivo una seconda laurea a Roma Tre in Relazioni internazionali. Mentre il parlamentare più anziano, rieletto nelle liste del Pd, è Sergio Zavoli, classe 1923, Presidente uscente della Commissione di Vigilanza sulla Rai.
Un altro dato significativo, emerso dalle urne, ed in qualche modo annunciato, è la crescita di 10 punti della rappresentanza femminile in Parlamento, salita dal 20% dell’elezioni 2008 al 31% delle ultime votazioni. In questa variabile emergono, però, percentuali molto discordanti: ai due poli si collocano: MS5, le donne elette sono 62 (44%), nella Lega Nord soltanto il 5%.
Nella scorsa legislatura si era molto parlato del livello di scolarità dei Parlamentari, con una percentuale di laureati scesa al 68%, rispetto al 91% della Iª Legislatura del 1948.
E’ vero, come ha scritto Andrea Scanzi, per “Il Fatto Quotidiano”, che tra i nominati del M5S ci sono esponenti della società civile, “Impiegati, casalinghe, consulenti, educatori, artigiani, avvocati”, ma l’88% dei nuovi parlamentari del Movimento 5 Stelle ha un titolo di studio universitario, superando, anche in questo ambito gli altri partiti, dietro, i montiani all’81%, gli eletti di Sel al 80%; Pdl 76%, Pd 67% e in coda i leghisti con il 40% di laureati.
Dalle elaborazioni sul voto delle ultime due elezioni politiche, emergono altre curiosità statistiche.
Anzitutto, l’area dell’astensione ha conquistato, nel 2013, circa 11,6 milioni di aventi diritto, nel 2008 i non votanti erano stati 9,5 milioni, con una crescita record di +2,5 milioni.
Nell’astensionismo al 25%, c’è un immenso potenziale di voti che, che non si è riconosciuta nei nuovi soggetti elettorali, M5S, Scelta per Monti e Rivoluzione Civile, ed ha concorso a mandare in frantumi il bipolarismo; con Pd-Pdl usciti a pezzi da queste elezioni: nel 2008 insieme raggiungevano 25,7 milioni di elettori; nel 2013 il dato aggregato crolla di quasi 10 milioni di elettori a 15.974.821 elettori.
Anche se la coalizione che sostiene Pierluigi Bersani ha conquistato la maggioranza dei seggi alla Camera, rispetto al 2008, gli elettori si sono volatilizzati tra Pd ed alleati -3.641.520 (-26,6%), e, al Senato, ai seggi conquistati, ne mancano 35 per arrivare a quota 158 senatori, numero necessario per raggiungere la maggioranza assoluta. Un eventuale appoggio dei senatori montiani, 19, non sono sufficienti: per questo, una frangia del Pd aspira ad un’alleanza con i 54 senatori di M5S, scartando un governassimo con Silvio Berlusconi.
Cosa sarebbe successo se ci fossero state le primarie nel Pdl? Decisa la data, 16 dicembre e prenotati i gazebo, nessuno degli 11 candidati alla premiership del centrodestra, sarebbe riuscito nell’impresa compiuta da Silvio Berlusconi, alla sua 6° campagna elettorale per le politiche, di riconquistare 9.923.109 elettori (29,2%); certo, mancano all’appello rispetto al 2008 -7.142.932 (-41,9%) di votanti, ma la rimonta sul centro sinistra è stata forte, tanto che in termini di votanti alla Camera, la coalizione di Berlusconi è andata sotto soltanto di 124mila voti.
Alla Camera la Scelta Civica per Monti con 2.823.814 (8,3%), ha cannibalizzato buona parte degli elettori dell’Udc; nel 2008 erano 2.050.569 (5,6%), nel 2013 sono scesi del 70% a 608.292 voti (1,8%), a settembre, al nuovo soggetto politico, concepito da Pierferdinando Casini, “Lista Italia”, spin off dell’Udc, veniva assegnato dai principali istituti demoscopici un potenziale elettorale superiore al 7% . Nel 2008 l’Udc aveva 38 deputati, nel 2013 con 8 eletti non avrà i numeri per fare un proprio gruppo parlamentare alla Camera. Link articolo sui sondaggi relativi a Lista per l’Italia.

Un altro dato curioso è quello riguardante La Destra, nella scorsa legislatura il partito di Francesco Storace, che correva solo, e si era aggiudicato 885.066 voti (2,4%); nell’ultima tornata elettorale, apparentatosi con la coalizione di Silvio Berlusconi è precipitato a 220.312 (0,6%).
Dopo aver assistito negli ultimi 20 anni alla diaspora degli ex socialisti e degli ex democristiani, dispersi in tante siglette; è la volta degli ex An. In queste votazioni gli ex An: La Destra, Fratelli d’Italia e Fli, sommando i voti delle tre liste alla Camera ottengono 1.045.767 voti (3,1%) ed un drappello di 9 eletti alla Camera; nelle elezioni 2006 An raggiunse 4.706.654 voti (12,3%) ed un gruppo parlamentare di 71 deputati. Ci sarebbe da chiedere che fine ha fatto questo capitale elettorale dissipato in appena 7 anni, senza che ci sia stata una questione giudiziaria che abbia falcidiato la dirigenza di partito, com’era invece successo con Tangentopoli con Dc e Psi.
Per far crollare l’Italia dei valori sono bastati un servizio di “Report” sul patrimonio accumulato da Antonio Di Pietro e l’arresto del consigliere regionale del Lazio Vincenzo Maruccio. Nel 2008 il partito dell’ex Pm di Mani Pulite, acquartierato con la coalizione guidata da Walter Veltroni, pigliava 1.592.741 voti (4,4%) ed alla Camera si era fatto un gruppo parlamentare di 27 deputati, molti dei quali dileguati nel corso della legislatura. Nell’ultima votazione la start up elettorale Rivoluzione Civile con candidato premier il Pm Antonio Ingroia, che inglobava parte dei notabili Idv, ha riscosso 765.054 voti (2,3%), non riuscendo ad arrivare alla soglia del 4%, restando fuori dal Parlamento.
La Lega Nord nella scorsa Legislatura con 3.023.879 voti (8,3%) poteva avvalersi alla Camera di un gruppo di 60 deputati; in queste ultime elezioni la questione morale che si è abbattuta sul gruppo dirigente leghista ha concorso a disperdere il 54% dell’elettorato 2008, raggiungendo 1.390.156 voti (4,1%) e 18 deputati, sotto 20 deputati non può creare gruppo alla Camera, a meno che il Pdl non ceda due deputati.
Unica soddisfazione, è successo alle regionali della Lombardia riportato da Roberto Maroni, neo governatore. La Lega Nord se esce ridimensionata al Parlamento Nazionale, ha fatto filotto nel Nord Italia, perché sono leghisti i governatori delle tre regioni strategiche del Nord Italia: Piemonte, Lombardia e Veneto; ed è Pidiellino il governatore del Friuli Venezia Giulia.
Bruno Tabacci, ex democristiano, ex udc, ex Rosa Bianca ed ex Alleanza per l’Italia, grazie alla sua ultima creatura politica, Centro democratico, alleata nella coalizione del Pd ha preso 167.201 voti (0,5%) che, grazie al premio di maggioranza della colazione, si è accaparrato 6 deputati. La singolarità del sistema elettorale detto Porcellum ha assegnato alla Camera 8 seggi all’Udc che ha avuto 608.292 voti (1 deputato per 76mila voti); mentre, il Centro democratico per un deputato sono bastati (circa 28 mila voti), quasi 1/3.

Chi può ritenersi soddisfatto di queste elezioni è il Südtiroler Volkspartei, che quest’anno ha corso nella coalizione di Bersani, con 146.804 voti (0,4%), circa mille voti in meno del 2008. Eppure, si è portato a casa 5 deputati, quando, nella scorsa legislatura, ne aveva ottenuti soltanto due.

Risultati Elezioni Politiche 2013 – Studio statistico condotto da Barometro



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