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Il Venezuela piange (anche di gioia) per la morte di Chávez

Che Hugo Chávez era morto c’erano sospetti già dal 30 dicembre, quando sono cominciate a circolare le voci in rete della sua scomparsa per un arresto respiratorio. Una volta arrivata la notizia ieri il Paese è scoppiato in lacrime. Di lutto ma anche di gioia.

Una di quelle esplosioni che fanno drenare la tensione. Dal 10 dicembre del 2012 i venezuelani sentivano che erano governati da un fantasma; che la svalutazione della moneta, l’inflazione, le più importante scelte per il futuro del Paese, erano dettate dall’isola di Cuba – dove Chávez è stato ricoverato – da uno spettro. Chavisti e antichavisti si sentivano abbandonati. Poi sono arrivate le dimissioni del Papa Benedetto XVI.

“Benvenuti a Caracas: Non abbiamo presidente, non abbiamo Papa, non abbiamo cibo, non abbiamo niente”, è la scritta di un graffito all’ingresso della capitale. Da mesi gli scaffali dei supermercati sono vuoti a causa della svalutazione della moneta.

Appena arrivata la conferma della morte, molte persone si sono precipitate nelle strade, nonostante l’invito del vicepresidente Nicolás Maduro a “raccogliersi nel dolore nelle proprie case”. Le forze armate hanno schierato l’esercito in diversi punti delle zone urbane per controllare l’ordine pubblico. La stampa estera ha riportato soltanto l’angoscia dei simpatizzanti di Chávez, orfani di leader, ma nelle piazze di Caracas e Maracaibo, e in alcuni Paesi della regione Miranda e Margarita, c’era anche chi festeggiava strappando uno spumante e lanciava fuochi di artificio.

La ong Provea ha chiesto alla popolazione di reagire alla notizia con rispetto e tolleranza per fare prevalere la pace nel Paese. Il lutto, come ha detto lo scrittore e giornalista Luis Yslas, non è sinonimo di oblio.



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