La Cina ha acconsentito a ispezioni sui carghi da e verso la Corea del Nord nell’ambito delle sanzioni Onu che il Consiglio di Sicurezza si appresta a votare in risposta al terzo test nucleare condotto lo scorso 12 febbraio. La riunione al Palazzo di Vetro inizierà alle 16 ora italiana.
Nell’attesa il regime di Pyongyang ha alzato i toni bellicosi minacciando attacchi nucleari preventivi contro gli Stati Uniti, sebbene sia opinione corrente tra gli esperti che il regime non sia ancora dotato della tecnologia adeguata, nonostante i progressi fatti registrare con l’esperimento di febbraio e con il riuscito test missilistico a lungo raggio di dicembre.
Le esternazioni seguono quelle dei giorni scorsi sull’ipotesi di disconoscere l’armistizio firmato dalle due Coree nel 1953 e che in mancanza di un accordo di pace regola i rapporti tra Seul e Pyongyang.
Una posizione già presa altre volte in passato. Certo, secondo quanto riferito dall’agenzia sudcoreana Yonhap, lungo il 38esimo parallelo c’è più movimento del solito. La Corea del Nord ha condotto esercitazioni con esercito, marina e aviazione. Lo stesso governo di Seul ieri ha minacciato dure reazioni. Mentre in risposta alle esercitazioni congiunte tra sudcoreani e statunitense, Pyongyang avrebbe imposto una zona di interdizione al volo e alla navigazione sia a est sia a ovest della penisola.
Secondo quanto riferito dal sito What’s in Blue, che segue i lavori del Consiglio di sicurezza, la risoluzione, oltre a rendere obbligatorie le ispezioni sulle navi cargo, dovrebbe estendere il mandato e aumentare il numero (da sette a otto) del team di esperti che monitora le sanzioni contro Pyongyang.
Oltre al rafforzamento delle sanzioni già in atto e all’uso di un linguaggio più duro, riferisce il sito, dovrebbe ampliare la lista di individui e gruppi colpiti dalle misure (con il congelamento dei beni e il divieto di ingresso per tre persone e due aziende considerate parte del dispositivo militare nordcoreano) Sarà inoltre vietato ai singoli stati di far operare sul proprio territorio le banche nordcoreane e ai proprio istituti di farlo nel regime dei Kim. Infine si esortano i governi a tenere sotto controllo i diplomatici nordcoreani in modo che non siano coinvolti in attività illegali.
La bozza, riporta il sito, ha subito soltanto lievi aggiustamenti. I toni di Pyongyang hanno spinto la stessa Cina a trovare un accordo, ennesimo segno della linea dura tenuta contro il riottoso alleato, di cui sono esempi sia le critiche ai nordcoreani sulla stampa ufficiale sia il commento del vice direttore della rivista della Scuola di Partito, Deng Yuwen, che dalle colonne del Financial Times esortava a farla finita con Pyognyang. Sulla fattibilità dell’ipotesi ispezioni c’è tuttavia chi nutre dubbi. Il coreanista Aidan Foster Carter, su twitter, immagina gli ingorghi nel porto di Dalian, nel nordest cinese, e scrive di voler aspettare di vedere i fatti.