Anche se il suo silenzio ieri alla Direzione nazionale del Pd ha fatto rumore, Matteo Renzi ci tiene a ribadire, come ha fatto oggi in un’intervista al Messaggero, che lui non è l’anti-Bersani. La linea tra i due ex sfidanti delle primarie è sempre stata quella della lealtà sia da parte del sindaco di Firenze perché “quello che dovevo dire a Bersani l’ho detto in faccia” sia da parte del segretario che non perde occasione per ripetere che “Matteo” è un risorsa e deve fare parte della squadra. Ma è che chiaro che la sconfitta del Pd guidato da Bersani in queste elezioni da una parte e le ambizioni da leader del giovane rottamatore dall’altra, non possono che causare qualche frizione. E anche se queste non affiorano o meglio non devono affiorare tra Renzi e Bersani, emergono inesorabilmente tra i renziani e i bersaniani.
Così se ieri il sindaco ha preferito alzarsi e tacere di fronte al programma emerso a Largo del Nazareno, non lesina critiche esplicite uno dei parlamentari più vicini a lui, Matteo Richetti. Intervenendo oggi alla trasmissione “Citofonare Adinolfi” su radio Ies, il neo deputato è stato netto: “La rincorsa a Grillo è imbarazzante e umiliante. Quale compatibilità abbiamo con i grillini? Dobbiamo contrastarli con la linea politica, non rincorrerli. Ma qui c`è chi pensa che abbiamo perso le elezioni perché abbiamo sostenuto Monti, mentre è l’unica cosa giusta che abbiamo fatto nell’ultimo anno”, ha detto, alimentando nuovamente le indiscrezioni su un possibile accordo tra Monti e Renzi per una futura alleanza alle prossime elezioni.
E sul silenzio di “Matteo”, Richetti ha spiegato: “Non è intervenuto per non creare fratture, ma è evidente che quello che si dice nel Pd un minuto prima e un minuto dopo la direzione è diverso da quello che si è detto in direzione. Abbiamo allontanato fin dal secondo turno delle primarie tanti dal voto al Pd. Così siamo diventati come gamberi e arrivati ai livelli di consenso di Berlusconi. Ieri in direzione queste analisi non c’è stata”.
A non condividere l’analisi che ha fatto Renzi sul Messaggero è invece il bersaniano Stefano Fassina. In particolare al responsabile economico del Pd non sono andate giù queste parole: “Io ho perso le primarie ma forse avremmo vinto le elezioni”. Per Fassina, intervenuto a Radio 24, “Renzi ha perso le primarie con un programma che era sostanzialmente l’agenda Monti. L’agenda Renzi è stata travolta dal risultato elettorale. E’ una leggenda metropolitana che con lui andremmo meglio. Forse potremmo intercettare qualche sparuto elettore più attento ai costi della politica, ma sul piano economico e sociale la proposta di Renzi si è dimostrata nettamente minoritaria”. Secondo il bersaniano poi non è una questione di persone: “Questa scorciatoia per cui entra in campo un altro ‘Unto del Signore’, la trovo povera di prospettive e risultati immediati. Lui è l’Unto del Signore nella propaganda con cui viene raccontato ma se pensiamo che mettiamo uno giovane bello e brillante e risolviamo i problemi siamo fuori strada”.