Matteo, salvaci tu (da Grillo).
E‘ questo il sentire comune che alberga in alcuni settori del Pd, in larghe fasce di centristi liberali e in una più o meno ampia parte dell’elettorato di centrodestra.
Tutti, o quasi, guardano a Matteo Renzi come unico, o il principale, antidoto all’ascesa del grillismo.
Finora il sindaco di Firenze ha assicurato che non ha ambizioni da leadership e, dopo la sconfitta alle primarie del Pd, segue la linea che approva la maggioranza del partito democratico: quindi Pierluigi Bersani for premier, sostenuto da Pd e dal Movimento 5 Stelle. Piano ardito quanto impossibile, si mormora negli ambienti non bersaniani. D’altronde l’ala riformatrice o veltroniana del partito si affida più alle scelte del Quirinale che alla capacità manovriera del segretario.
Così come ha fatto discutere l’incontro a Palazzo Chigi tra Mario Monti e Renzi. Un incontro, al di là delle parole di facciata, tutt’altro che istituzionale e molto politico, o meglio partitico. Prove tecniche di partitone renziano anti Grillo? Scelta Civica, secondo alcuni ambienti montian-montezemoliani, potrebbe essere la base di un rassemblement capeggiato proprio da Renzi nelle prossime elezioni.
Ma ora, che fare? Renzi in verità, in una intervista al Messaggero, è stato esplicito: sarebbe auspicabile una soluzione alla tedesca con una grande coalizione tra centro-destra e centro-sinistra, ha detto senza mezzi termini.
E chi potrebbe essere quell’uomo politico magari di sinistra ma apprezzato molto da riformatori di tutti gli schieramenti, graditissimo dai centristi e apprezzato pure dal Pdl? Guarda caso, proprio Renzi.
Pure il Quirinale, con una telefonata svelata dal giornalista Salvatore Merlo, sonda discretamente il sindaco di Firenze. Chissà perché…