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L’altezzosa Francia è benvenuta al Sud

Hollande non è Napoleone. E l’ardua sentenza sulla sua condotta della Francia non avrà bisogno dei posteri. I francesi la risposta la sanno già. Lui, dall’Eliseo, ripropone un tour nel Paese per guadagnare consensi sempre in calo. Ma Parigi non ha più intenzione di ascoltare il socialista delle riforme che si piega, senza trattare, alla disciplina europea. La disoccupazione in aumento Hollande l’assiste introducendo una nuova riforma delle pensioni, e prepara il terreno ad un nuovo triennio di tagli che minano il welfare. Quell’”état social” dei francesi, che Dio gliel’ha dato e guai chi glielo tocca.

Il deficit fuori controllo

I dati sono peggiori del previsto. Il deficit pubblico della Francia, ha spiegato oggi il presidente, sarà “senza dubbio al 3,7% del Pil nel 2013”, e non al 3% come fissato dal governo nel piano di bilancio presentato nell’autunno scorso. Il governo francese aveva già preannunciato che avrebbe rivisto il suo obiettivo di deficit e le sue stime di crescita per l’anno in corso. “In due anni avremo compiuto un riassetto strutturale che è inedito tanto è considerevole – ha rassicurato Hollande -. Il deficit pubblico nel 2011 si attestava a un po’ più del 5% della ricchezza nazionale, al 4,5% a fine 2012 e senza dubbio al 3,7% nel 2013, anche se cercheremo di fare meno”. “La giusta strategia economica – ha aggiunto – è di restare in questa traiettoria senza fare nulla che possa indebolire la crescita”. “Benvenuto nella realtà”, ha detto ad Hollande l’esponente conservatrice Nathalie Kosciusko-Morizet, soprannominata NKM.

I dati della Banca di Francia

Il deficit delle partite correnti in Francia è aumentato ancora nel mese di gennaio, arrivando a 5 miliardi di euro a fronte dei 3,8 miliardi di dicembre 2012. Lo ha reso noto la Banca di Francia, spiegando che il peggioramento è dovuto all’aumento del deficit dello scambio di beni, salito a 6,7 miliardi, e al calo del surplus sugli scambi nei servizi (sceso a 2,7 miliardi dai 3,3 miliardi di dicembre).

La riforma delle pensioni

E le conseguenze della crisi mettono a rischio la sostenibilità dei conti statali. A soli tre anni dalla riforma voluta dall’ex presidente Sarkozy, la Francia dovrà nuovamente intervenire sulle pensioni e dovrà farlo con “scelte coraggiose”, ha avvertito Hollande, chiamando tutte le parti sociali alla “responsabilità” per garantire “il futuro del nostro sistema pensionistico”. Queste scelte, ha inoltre spiegato il capo dell’Eliseo, dovranno esser fatte entro l’anno.

Sulla previdenza e sulle “prestazioni sociali, che sono necessarie, indispensabili, ci sono ancora delle valutazioni da fare. Bisogna fare delle scelte coraggiose – ha detto Hollande – e lo farò per il futuro del nostro sistema pensionistico”.

La lettera del premier Ayrault ai ministri

Da quando la Francia si è impegnata a rimettere in equilibrio le sue finanze pubbliche, gli anni si susseguono e si somigliano. Ma secondo le Monde, sono, dal punto di vista della disciplina fiscale, sempre più temibili. I ministri e il loro staff aspettano quindi, con un fatalismo tinto di stanchezza, una lettera del primo ministro Jean-Marc Ayrault, con cui vengono precisate le linee del budget statale per il triennio 2014-2016. Ayrault ribadisce la necessità di stabilizzare le spese nel perimetro del budget generale.

La manovra da 5 miliardi nel 2014

Per mantenere i rigorosi impegni di spesa, introdotti dal governo Fillon, secondo le indiscrezioni riportate sulla lettera da Le Monde, sarebbero richiesti tagli di oltre due miliardi di euro, congelando le spese annunciate per il 2013 dal ministro delegato Jérome Cahuzac. E per il 2014 la sforbiciata dovrebbe superare i quattro miliardi, più probabilmente cinque, senza risparmiare nessun ministero. Un modo, probabilmente, per rassicurare la Commissione europea della determinazione francese a rimettersi in carreggiata.

La lotta alla disoccupazione

Nella lettera, che detta il calendario economico per il bilancio 2014, Ayrault torna sulla doppia dimensione dell’azione governativa: “Rispondere all’urgenza, mobilitando tutte le nostre forze contro la disoccupazione”, e “prepararci per il futuro, definendo un piano d’investimenti e ristabilendo la competitività delle nostre imprese”.

L’equilibrio dei conti nel 2017

Il primo ministro ribadisce poi la volontà di assicurare il ritorno all’equilibrio dei conti pubblici “nel 2017”, obiettivo “indispensabile per riabilitare la nostra capacità d’azione”. E per far ciò, per il premier è necessario concentrarsi “sul controllo della spesa, definendo risparmi ambiziosi”.

La situazione in Borsa

Così come la finanza si rispecchia nell’economia reale, la Borsa di Parigi riflette ora una situazione ben lontana dall’age d’or degli inizi 2000. “Il confronto borsistico tra Parigi e Wall Street è eloquente: il Dow Jones e l’S&P 500, gli indici che funzionano da cartine tornasole dello stato di salute americano, sono a circa il 2/3% dai loro massimi storici, e il Dow Jones l’ha già superato, mentre serve un’avanzata del 90% perché l’indice francese CAC 40 ritorni al suo picco del 4 settembre 2000”, spiega a Le Figaro Jean-Marie Mercadal, di OFI Asset Management.

I fattori che indeboliscono la finanza

Da cosa dipende il crollo del CAC 40? L’esperto guarda alla oggi Tobin tax, al costo dell’energia, e ad una comparazione settoriale focalizzata sulle banche, che resta lontana da quella americana. A pesare sarebbe l’assenza di titoli dinamici e di altri servizi finanziari. “La tecnologia rappresenta infatti il 18% dell’S&P500 contro il 2% del CAC 40.Un titolo come Apple che tre anni fa valeva 195 dollari, si attesta oggi a 480, con una progressione del 146%, nonostante i recenti cali”. Un mirage per la Francia del 2013.

 



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