Skip to main content

Chi è Horacio Verbitsky, l’incubo di Papa Francesco

“Sono stato peronista dai 13 anni. Sono stato giornalista dai 18. Sono stato militante peronista dai 19. Sono stato ‘montonero’ (organizzazione guerrigliera argentina giustizialista, ndr). Ho smesso di essere peronista nel 1973 e di essere ‘montonero’ nel 1977. Continuo ad essere però un giornalista”.

Così si definisce Horacio Verbitsky, scrittore e intellettuale argentino. Nato a Buenos Aires nel 1942, Verbitsky è figlio di un noto giornalista latinoamericano, Bernardo Verbitsky. Fa parte della Fondazione Nuevo Periodismo di Gabriel García Márquez ed è uno dei personaggi scomodi per Jorge Mario Bergoglio.

Il giornalismo non è propaganda
È famosa la definizione di Verbitsky sul mestiere dell’informazione: “Il giornalismo è diffondere quello che qualcuno non vuole che si sappia. Il resto è propaganda”. La sua prima ricerca giornalistica è “Ezeiza” (1985), un libro sul massacro tra organizzazioni irregolari peronista nel 1973. Nel 1991 pubblicò “Robo para la corano”, il libro più venduto in Argentina dopo “Cent’anni di solitudine” di García Márquez. Nel 1991 Hollywood aveva proposto di fare un film sul libro “El vuelo”, ma lo scrittore si rifiutò. Negli ultimi 10 anni Verbitsky si è dedicato a scrivere sulla storia della politica della Chiesa cattolica e uno dei suoi principali “bersagli” è proprio Bergoglio.

Operación Conclave
Il giornale per cui Verbitsky scrive ogni settimana, Página 12, è stato uno dei pochi ad azzeccare la scelta del Conclave. Secondo lo scrittore, Bergoglio aveva messo in atto un’operazione già dal 2010 per “ripulire” le ombre del suo passato. L’articolo aveva come titolo, appunto, “Operación Conclave” e nella nota il giornalista criticava seriamente le azioni dell’allora cardinale e la pubblicazione del libro “El Jesuita” (Il gesuita) con i giornalisti Francesca Ambrogetti e Sergio Rubin.

“L’ostentato proposito di ‘Il gesuita’, come si titola, è difendere il suo impegno come provinciale della Compagnia di Gesù tra il 1973 e il 1979, macchiato per le denunce dei sacerdoti Orlando Yorio e Francisco Jalics, che sono stati consegnati da lui al regime militare”, ha scritto Verbitsky.

Conservatore popolare
Ma una cosa riconosce Verbitsky di Bergoglio ed è che riunisce in sé due tratti che di solito non si trovano insieme: l’essere un conservatore radicale ma con una forte sensibilità sociale. “Quello che nella politica argentina si conosce come un conservatore popolare. In privato si definisce come peronista e i suoi riferimenti sono della ‘Guardia de Hierro’, battezzata così dall’organizzazione paramilitare antisemita romena dello stesso nome, fondata da Corneliu Codreanu”, ha scritto Verbitsky, sempre su Página 12 nel 2005. Poi, le dichiarazioni accese contro la corruzione a proposito delle conquiste sociali e la dignità dei lavoratori: “Quella linea è stata disegnata come via di fuga per le accuse durante la dittatura, che si sono riaccese nel 1995 con la rivelazione che la Chiesa avrebbe messo in atto metodi barbari di esecuzione contro prigionieri politici, ha scritto il giornalista.

Un Papa di minore qualità?
Verbitsky aveva previsto nel 2010 che il prossimo Papa sarebbe stato del sud del mondo, con una particolare dedizione per i poveri. Aveva come riferimento le dichiarazioni a Der Spiegel del presidente dell’Associazione tedesca dei giovani cattolici, Dirk Tänzler: il prossimo Papa sicuramente lavora in Sudamerica o in un’altra regione colpita dalla povertà e avrà una visione diversa del mondo.

Lo stesso giorno che è stato eletto Papa Verbitsky ha ricominciato gli attacchi contro Bergoglio: “Sarà un Papa di minore qualità”, ha scritto su Página 12. Le tensioni tra i due antichi nemici è appena ricominciata.


×

Iscriviti alla newsletter