In un articolo – che il Corriere della Sera ha avuto l’ardire di titolare: “Lettura per politici (e magistrati) Riscoprire le virtù di Machiavelli” – Piero Ostellino lo scorso 5 marzo ha sostenuto che il pagamento di tangenti nei corrotti paesi del terzo mondo va considerata come mera azione di lobbyng in quanto “l’estensione della nostra legge sulla «corruzione fra privati» alla legislazione dei Paesi stranieri con i quali le nostre due aziende erano in affari è non solo paradossale – perché l’affare in corso è andato, o rischia definitivamente di andare, in fumo – ma è, anche e soprattutto, pericolosa, né è giustificata da legislazioni estere analoghe, perché, in un mondo economicamente globalizzato, ma non interamente legalizzato, scoraggia lo straniero a fare affari con le nostre aziende nel timore di finire sotto la mannaia di una legislazione e di una magistratura così poco realiste”.
Mi chiedo perché, allora, non consentire al lobbista straniero di pagare le tangenti anche in Italia. Anche in questo caso, il divieto scoraggia lo straniero a fare affari con le nostre aziende per timore della giustizia. Non mi risulta che il realismo conosca frontiere e la reciprocità è uno dei principi del diritto internazionale.
Così mi chiedo se non sia il caso di sospendere le norme a garanzia dei lavoratori visto che – nel “mondo economicamente globalizzato, ma non interamente legalizzato” – paesi come la Cina – che pur dichiarandosi comunisti non sembrano tener adeguatamente conto delle esigenze dei lavoratori – sono ormai imbattibili. Ostellino cita profusamente l’insegnamento di Machiavelli. Regnante Papa Francesco viene alla mente San Paolo: nolite conformari huic saeculo.