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Caro Monti, spieghi e chiarisca

Mario Monti appare avviluppato in un gorgo che stride con la figura di economista di prestigio. Forse i risultati delle elezioni hanno contribuito ad appannare strategie e tattiche del leader di Scelta Civica. Forse la prospettiva di dover lasciare Palazzo Chigi lo ha spiazzato. Forse incontra difficoltà a plasmare il movimento politico che ha fondato.

Ma al di là di analisi e interpretazioni, più o meno verosimili, e a volte maliziose, restano interrogativi anche tra i montiani sulle ultime scelte del presidente del Consiglio.

La sua pervicacia nel voler essere eletto presidente del Senato, nonostante le perplessità giuridiche visto il suo essere premier (perplessità esplicitate dal Quirinale), induce a una domanda: quali sono i giuristi che il premier ha consultato e che hanno avallato la sua intenzione?

Un chiarimento di Monti potrebbe essere auspicabile per diradare dubbi.

Così come s’imporrebbe al presidente del Consiglio una maggior cautela, oppure l’indicazione di nomi e cognomi, in critiche tanto inusitate quanto virulente che mal si addicono al professore bocconiano.

In un’intervista oggi al quotidiano la Stampa, il premier uscente ha ripercorso le trattative dei giorni scorsi sulle presidenze delle Camere e ha sottolineato che, pur non condividendo il “no” del Colle, “non mi restava che obbedire” al Capo dello Stato.

Ma le parole più sorprendenti sono altre. Eccole: “Mi dispiace che su due piani completamente diversi di dignità e di senso di responsabilità verso il Paese il divieto impostomi dal Quirinale possa aver fatto piacere a più d’uno degli ‘uomini di Stato’ subdoli e manovrieri che a volte si ritengono anche depositari esclusivi della ‘moralità nella politica’”.

Uomini di Stato subdoli e manovrieri?!

Frasi, e accuse, degne più di un lessico allusivo basato su insinuazioni e vendette che di un uomo delle istituzioni.



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