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A Cipro prove tecniche di prelievo forzoso da esportare in altri Stati europei

La mossa europea con Cipro? Un errore da “principianti” a fronte di un montante antieuropeismo. Si impongono, infatti, delle condizioni che porteranno, se accettate, all’assoggettamento di un Paese che è stato condotto per mano alla soluzione estrema. In questo modo si andrebbe a creare un pericoloso precedente, un “modello” da utilizzare anche in altri Paesi, non esiste il “caso unico”.

E’ quanto sottolinea in una conversazione con Formiche.net Nunzio Bevilacqua, avvocato, pubblicista, vice presidente Fondazione Atlante per l’Etica in Economia, direttore rivista giuridica Notarilia e nel direttivo Associazione Nazionale per lo Studio dei Problemi del Credito (Anspc). D’altra parte, sottolinea Bevilacqua, la bocciatura di un piano B comporterebbe l’uscita di Cipro dall’Europa e, dunque, la perdita di un’isola che rischia di essere brutalmente “colonizzata” diventando, nella migliore delle ipotesi, un porto franco al centro del Mediterraneo, o peggio un problema da nuova guerra fredda.

Un precedente per il prelievo forzoso dai conti?

Secondo Bevilacqua la proposta europea a Cipro del prelievo forzoso sui conti correnti superiori ai 100mila è la prova del fatto che si voglia creare una prassi sdoganabile, in Europa continentale, in quanto apparentemente più equa. “L’esposizione italiana è ridotta rispetto a quella di altri Paesi. Secondo i dati Abi, si attesterebbe a meno di 1 miliardo di euro. Il problema è che Cipro lo potrebbe generare comunque un rischio sistemico, non direttamente, ma avviando una spirale negativa con l’economia greca. Se la crisi di Atene ha compromesso seriamente i conti di Cipro, d’altra parte ora anche la Grecia ha una forte esposizione con Nicosia. Un default cipriota in questo senso potrebbe far saltare la fragile stabilità della Grecia e da qui avviare un contagio ai Periferici”, spiega.

L’opposizione tedesca al piano B

Uno degli elementi che fanno inquadrare la proposta europea come un test “è il rifiuto tedesco a qualsiasi soluzione alternativa come la proposta cipriota del fondo di garanzia dove far confluire alcuni asset del Paese. Berlino vuole infatti che il “salvato” contribuisca subito, proprio con 5,8 miliardi di euro, al suo salvataggio, cifra similare alla propria esposizione nel Paese. E, naturalmente, il modo più veloce per ottenere questo risultato è un prelievo “espropriativo” dai conti correnti”.

I finanziamenti Ue come anticamera del commissariamento

Ma il problema è anche geopolitico. Secondo Bevilacqua bisogna accordarsi su un punto fondamentale. “Quell’isola deve far parte dell’Europa o essere figlia di un dio minore? L’Europa sapeva della crisi che affliggeva il Paese già dal giugno 2012, quando la situazione si era aggravata, ma si è continuato ad andare avanti con il fondo Ela per dare liquidità alle banche che ne erano sprovviste. Perché non si è intervenuti prima? Quel fondo è una sorta di adrenalina che dovrebbe servire solo per limitati periodi di tempo, affiancando operazioni strutturali, altrimenti quando i flussi terminano il Paese si trova nell’anticamera del commissariamento. Per arrivare ad una misura dura ‘dentro o fuori’, si doveva arrivare alla soglia della bancarotta. E’ come se l’Ue avesse consentito l’alimentazione artificiale di un soggetto moribondo, il sistema creditizio cipriota, omettendo colposamente di esigere, da subito, una seria riforma del sistema”, sottolinea.

La questione geopolitica

A questo punto o Cipro accetta il prelievo forzoso sui conti superiori ai 100mila euro, confermando la creazione di un precedente pericoloso per l’Europa, oppure sceglie di uscire dall’Europa. “Nicosia continua a giocare su due tavoli, quelli di Bruxelles e Mosca, senza comprendere che attrarrà investimenti russi solo finché starà in Europa, ma non troppo. D’altro canto Bruxelles sapeva che tipo di Stato fosse Cipro quando l’ha accolto, ma, delle sue aliquote agevolate, ne hanno approfittato anche società e banche tedesche”. In questo senso, secondo Bevilacqua, Cipro è un Giano Bifronte.

Mosca comunque non ha perso l’occasione per fare la sua proposta: la creazione di un maxi porto militare a Cipro. “Ma tra i due litiganti, potrebbe essere proprio il terzo ad approfittarne. Infatti, se l’interesse russo per Cipro è di natura finanziaria e, forse, energetica, la Cina guarda all’isola dal punto di vista commerciale. L’obiettivo di Pechino potrebbe essere quello di fare grandi investimenti immobiliari ma, soprattutto, creare il suo grande hub commerciale nel Mediterraneo il crocevia tra Oriente e Occidente”, conclude.



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