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Dissidenza 2.0. Chi è Eman al Nafjan, la blogger delle donne in Arabia Saudita

“Non voglio più essere avvolta nei veli”. È questo il desiderio di Eman al Nafjan, la donna dietro a “Saudiwoman”, uno dei blog più letti e polemici dell’Arabia Saudita. Questa trentenne descrive da quattro anni cosa significa essere donna nel paese arabo.

Ha fatto un dottorato in linguistica, è mamma di tre bambini ma non può compiere nessuna azione senza avere prima il permesso del padre e del marito. Al Nafjan, come tutte le donne dell’Arabia Saudita, subisce il controllo del sistema del mehram, è sotto gli occhi del guardiano o custode legale. Un sms arriva direttamente al padre e al marito per avvertire gli spostamenti della donna.

Persino in materia tecnologica sono discriminate: “ePad Femme” è “il primo tablet al mondo fatto esclusivamente per donne”, secondo il gruppo che li ha creati, l’Eurostar. La sede, ovviamente, è a Dubai. Le applicazioni? Solo questioni di donne: “yoga per donne”, “profumi per donne”, “ricette di cucina”, “la lista della spesa”.

Anche se i suoi tweet  – lanciati attraverso l’account Twitter @Saudiwoman – al Nafjan non è una donna ribelle: si copre con l’abaya, un vestito nero che riveste tutto il corpo, e si copre la testa con un velo stretto che non lascia neanche una ciocca di capelli fuori posto. Il suo volto è scoperto, come quello di molte donne della sua generazione. Non accetta gli scatti fotografici (in rete ce ne sono solo un paio). Non si riunisce neanche con i blogger maschi perché non vuole inviare un messaggio equivoco. La sua visibilità pubblica ha un limite e quello è l’accordo al quale è arrivato con suo padre e suo marito, che sono poco entusiasti della sua iniziativa nel web.

Al Nafjan collabora con diversi giornali, tra cui The New York Times, Foreign Policy, The Guardian e World Policy Journal. Al Nafjan ha firmato la Dichiarazione Nazionale per la Riforma, e lotta contro la discriminazione non solo di genere ma anche di religione, per un sistema giudiziario equo e contro la corruzione. Lei non vuole una rivoluzione ma un cambiamento. È convinta che con il tempo arriverà.

In un’intervista al New York Times, la ragazza saudita ribadisce: “Devo ricordare che l’Arabia Saudita è l’unico paese al mondo dove per le donne è vietato guidare? L’ho raccontato mille volte ma non ho paura di ripetermi”, ha detto. Al Nafjan è consapevole che una volta ottenuto quel banale diritto si scavalcherà la soglia e tutto sarà possibile.

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