Quello che si è svolto oggi, nel palazzo di Castel Gandolfo, è un incontro storico. E siamo certi, in questo caso, di non abusare, come spesso è avvenuto in passato, di questo aggettivo. Mai nella storia millenaria della Chiesa un Papa in carica, Francesco, aveva incontrato il proprio predecessore, Benedetto XVI, pranzando addirittura insieme.
E’ quanto avvenuto, invece, poche ore fa nelle stanze della residenza estiva del Papa, oggi occupate da Benedetto XVI in attesa che terminino i lavori di ristrutturazione del monastero Mater Ecclesiae all’interno delle mura vaticane. Massima riservatezza intorno all’incontro tra i “due Papi”, che si sa essersi svolto, in particolare, nella biblioteca del palazzo. Niente telecamere ammesse. Ma cosa si saranno detti Papa Francesco ed il suo predecessore Benedetto XVI?
La cronaca dell’incontro
Con cinque minuti di ritardo rispetto al programma ufficiale, l’elicottero di Papa Francesco ha lasciato, alle 12.05, l’eliporto del Vaticano. Lo stesso, curiosamente, dal quale era partito Benedetto XVI quel 28 febbraio, giorno in cui ha avuto termine il suo pontificato. Una volta arrivato a Castel Gandolfo, l’elicottero ha fatto due giri sopra alla folla radunata nella piazza. Una specie di saluto e di ringraziamento per essere accorsi così numerosi, che, come raccontato da alcuni agenti di Polizia che solitamente si occupano della sicurezza del pontefice, non ha alcun precedente. Un altro segno di quella vicinanza alla gente che Papa Bergoglio ha mostrato in questi suoi primi giorni da pontefice. L’elicottero è poi atterrato nell’eliporto della villa pontificia intorno alle 12.25. Qui Papa Francesco è stato ricevuto direttamente dal suo predecessore, alla presenza del vescovo di Albano, monsignor Semeraro, e dal direttore delle ville pontificie, Saverio Petrillo. Sembra anche che Papa Francesco e Benedetto XVI siano saliti sulla stessa macchina. Una prima occasione, quindi, per entrare in contatto diretto dopo l’elezione dell’ex arcivescovo di Buenos Aires.
Il primo incontro dall’elezione di Papa Francesco
Se quello di oggi è stato il primo incontro di persona tra Papa Francesco ed il suo predecessore, non è però la prima volta che Bergoglio e Ratzinger entrano in contatto dal giorno della fumata bianca. Secondo quanto ha riferito padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Papa Francesco, appena eletto al soglio di Pietro, ha chiesto infatti di poter telefonare al suo predecessore. Una telefonata, quest’ultima, avvenuta ancora prima che venisse ufficializzata ai fedeli l’elezione del cardinale argentino. Un gesto, quindi, di estremo riguardo, di vicinanza a colui che ha retto la Chiesa per ben otto anni dopo la morte di Giovanni Paolo II. Una seconda telefonata, poi, è partita dal Palazzo Apostolico verso la villa di Castel Gandolfo il 19 marzo, quando Papa Francesco ha voluto telefonare personalmente a Benedetto XVI per fargli pervenire i propri auguri in occasione della festa di San Giuseppe, onomastico di Joseph Ratzinger. Con l’incontro di oggi, quindi, si chiude una parabola iniziata con la rinuncia di Benedetto XVI al ministero petrino, comunicata l’11 febbraio nel corso di un concistoro, passata attraverso l’elezione, il 13 marzo, del suo successore.
Due Papi così diversi e così vicini
Quello che si è svolto oggi, a Castel Gandolfo, è l’incontro tra due persone che da molte parti vengono (erroneamente) descritte come molto diverse e “lontane” l’una dall’altra. Da una parte Papa Francesco, un pastore latino-americano, popolare e particolarmente essenziale nelle forme, come dimostrato da alcune sue recenti decisioni. Dall’altra parte, Benedetto XVI, un teologo tedesco, già capo dell’ex Sant’Uffizio, interiore e particolarmente attento alla liturgia. Si deve, infatti, a Benedetto XVI la decisione di liberalizzare la celebrazione della messa pre-conciliare e il ripristino di alcuni paramenti da tempo in disuso. C’è chi ha, addirittura, cercato, proprio sul piano della liturgia, di “mettere contro” Francesco e Benedetto XVI. Alcuni, infatti, hanno fatto trapelare la voce secondo la quale Papa Francesco si sia rifiutato, utilizzando argomenti abbastanza offensivi nei confronti del cerimoniere pontificio Guido Marini, di indossare la mozzetta prima di affacciarsi dal balcone di Piazza San Pietro. C’è poi chi cerca di evidenziare come il nuovo Papa, a differenza del primo, susciti particolari simpatie anche negli ambienti laici, di solito molto lontani dalla Chiesa. Al di là di queste voci, che non trovano conferma, pochi sottolineano come esista, invece, una sintonia e continuità tra questi due grandi personaggi della Chiesa. Andrea Tornielli, vaticanista de La Stampa, scrive che “la vera continuità tra i due Papi sta in tanti passaggi ed in tanti accenti che si sono visti ed ascoltati in questi giorni: l’umiltà, la coscienza che la Chiesa la conduce il Signore, il mancato protagonismo del Papa”.
Il ricordo del conclave del 2005
Francesco e Benedetto XVI avranno di certo ricordato quei giorni del 2005 quando, alla morte di Giovanni Paolo II, i cardinali si riunirono in conclave per eleggerne il successore. Fu un lungo testa a testa proprio tra gli allora cardinali Ratzinger e Bergoglio. Un testa a testa che rischiava di portare ad un’impasse, che avrebbe reso difficile individuare il successore del Papa polacco. Fu allora che il cardinale di Buenos Aires Bergoglio chiese ai propri sostenitori di indirizzare i propri voti a Ratzinger, che venne così eletto Papa. Fu una “sfida” tra chi desiderava ritirarsi a “vita privata” per dedicarsi ai suoi amati libri (Ratzinger) e chi allora non si sentiva pronto per guidare la Chiesa (Bergoglio). E proprio quest’ultimo è stato oggi chiamato a succedere a quello che nel 2005 fu il suo “rivale”. E’ un lungo filo, che dura da otto anni, a legare Benedetto XVI e Papa Francesco. Un filo, quello che lega il Papa emerito e il Papa attuale, che è destinato oggi a rafforzarsi. La storica rivista dei Gesuiti, la Civiltà Cattolica, parla infatti di “una radicale sintonia tra Benedetto XVI e Francesco, due figure di altissima spiritualità, il cui rapporto con la vita è completamente ancorato a Dio”.
Il caso Vatileaks
Se non è mancato il ricordo delle vicende del 2005, è certo però che Papa Francesco abbia affrontato col suo predecessore anche questioni molto più spinose. Non si sa se Papa Bergoglio abbia chiesto veri e propri consigli a Benedetto XVI, il che, vista la sua umiltà, non è certo da escludere. Oggetto dell’incontro di oggi sarà stato senza dubbio il rapporto Vatileaks, lasciato da Benedetto XVI in “eredità” al suo successore, e le ombre che stanno abbattendosi su quel rapporto. Sembra, infatti, che la commissione cardinalizia inquirente, guidata dal cardinale dell’Opus Dei Julian Herranz, si sia basata un po’ troppo sulle dichiarazioni e sulle denunce di Monsignor Vigano’, ora nunzio negli Stati Uniti. Ed è proprio sull’attendibilità delle parole di Viganò che ultimamente sono sorti alcuni dubbi. Se da un lato, infatti, Viganò non ha ancora lasciato il proprio appartamento in Vaticano, forte di alcuni appoggi in Segreteria di Stato, dall’altro lato l’attuale nunzio negli USA è stato smentito addirittura dal fratello, col quale i rapporti sono particolarmente tesi a causa di problemi ereditari. Per opporsi al proprio trasferimento a Washington, Viganò scrisse al Papa dicendo che non poteva partire per la “necessaria, doverosa e diretta assistenza” al fratello malato. Il fatto è che, però, in una recente intervista al Corriere della Sera, il fratello dello stesso Viganò, un gesuita, ha fatto sapere di non essere assolutamente malato e di non avere rapporti col fratello da oltre due anni. Ombre, quindi, pesanti sul lavoro dei tre cardinali inquirenti.
Il “vademecum” di Papa Ratzinger
Non è però solo di Vatileaks che Benedetto XVI e Francesco hanno parlato nella biblioteca, prima, e a pranzo poi. Sembra, infatti, che oltre al voluminoso dossier redatto dai cardinali inquirenti, Benedetto XVI abbia lasciato a Francesco un memorandum scritto da lui stesso, di circa trecento pagine. Di ciò ha parlato, infatti, l’ex segretario di Papa Giovanni XXIII, Monsignor Loris Capovilla, che in un’intervista al quotidiano cattolico Avvenire ha dichiarato che “comunque sia, e non parlo del dossier Vatileaks, Benedetto XVI ha lasciato sulla scrivania del suo successore qualche cosa come trecento pagine scritte personalmente alla sua attenzione, è quello che mi dicono da Roma”. Sembra, quindi, che Benedetto XVI abbia lasciato le “consegne” al suo successore, una vera e propria descrizione della Chiesa lasciata in “eredità”. Un memorandum, quello di Benedetto XVI, che Papa Francesco leggerà con grande attenzione. E’ da lì, infatti, che molto probabilmente Bergoglio prenderà spunto per dare il via a quella riforma della curia e, più in generale, della Chiesa che tutti si aspettano da lui. Una riforma, quindi, che avrà nell’incontro di oggi il suo momento di inizio.