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Cipro-Ue, l’espropriazione dello Stato liberale

Il congelamento dei conti correnti ciprioti superiori a € 100 mila non è altro che una raffinata forma di esproprio (anche quando circoscritto ai correntisti delle bad bank). E’, infatti, una misura che dispone dei beni di proprietà dei cittadini nell’interesse pubblico (è proprio vero che è nel liberismo che si avvera il marxismo).

E’ miope ritenere che l’accordo tra Cipro e UE abbia solo carattere economico. L’accordo è stato adottato da due Organismi che si fondano sul primato della legge e che si riconoscono nella concezione contrattuale del rapporto tra Stato e cittadini. La misura è incompatibile con la ideologia liberale dello Stato di diritto. Quest’ultimo ha mostrato il suo vero volto, quello del mostro Leviathan.

La farsa del tetto dei 100 mila euro svela l’approccio demagogico che, ormai, connota le azioni di governo nella eurozona dissimulando la radicale ingiustizia del provvedimento. La disponibilità di 100 mila euro in banca non è indice di ricchezza. Il denaro depositato in banca non è, sempre e in ogni caso, una rendita (si pensi all’imprenditore che deve saldare i debiti di fornitori e dipendenti) e non è, sempre e in ogni caso, nella titolarità dell’intestatario del conto (si pensi all’iva o alle ritenute). 

La pretesa della tecnocrazia comunitaria di fronteggiare la crisi senza riconsiderare l’architrave istituzionale dell’eurozona non è solo fallimentare sul piano economico ma rischia di risultare dirompente su quello politico e culturale perché colpisce le ipostasi del sistema, condannandolo alla dissoluzione.

 

 

 



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