In casa Pdl c’è una malcelata soddisfazione per le polemiche dimissioni del ministro degli Esteri, Giulio Terzi. Polemiche dirette contro, di fatto, sia il ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, che infatti non ha condiviso la scelta del capo della Farnesina, sia contro il premier Mario Monti, messo in difficoltà dal gesto di Terzi.
In ambienti parlamentari la decisione di Terzi, al di là del merito (la contrarietà del ministro degli Esteri al ritorno dei marò in India), è vista come un indiretto beneficio per il Pdl. Mettere in cattiva luce il premier Mario Monti contribuisce alla strategia del partito di Silvio Berlusconi di marginalizzare quanto più possibile il movimento fondato dal professore bocconiano. Inoltre le dimissioni di Terzi cercano di porre in cattiva luce anche il ministro della Difesa che, secondo la visione del Pdl, è invece stimato e apprezzato dal Pd e da Pierluigi Bersani. Di Paola, tra l’altro, è pure considerato un candidato per i vertici di Finmeccanica.
Nessuno stupore, quindi, per gli effetti politici indiretti del capo della Farnesina, un tempo finiano. Tra i più acuti osservatori del Pd si ricorda una dichiarazione di Terzi qualche giorno prima delle elezioni in cui il ministro degli Esteri elogiava le doti da statista di Berlusconi. E il gesto di Terzi è stato così definito da Maurizio Lupi del Pdl: “Gesto di straordinaria levatura morale”.
Tutto torna, ora.