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Genesi ed effetti politici delle dimissioni di Terzi

Le dimissioni del ministro degli Esteri, Giulio Terzi, non chiudono le polemiche, e non saziano chi vuole giustizia, invocando una maggiore trasparenza sulla vicenda dei marò che ha spinto l’ex ambasciatore italiano a Washington a lasciare la Farnesina. Le sue riserve sul ritorno in India di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sarebbero rimaste inascoltate, nonostante le rassicurazioni degli scorsi giorni sull’unanimità della decisione. Ma lo scontro che sembra essersi delineato con il premier Monti è solo all’ultima tappa. Mentre l’irritazione del Quirinale è palese nei Palazzi romani.

Le riserve inascoltate

Le mie riserve sul ritorno in India sono state inascoltate”, ha detto Terzi sulla vicenda dei due marò italiani.“Ho ascoltato ricostruzioni enormemente fantasiose su azioni che avrei assunto in modo autonomo senza considerare i rischi. Mai avrei agito in modo autoreferenziale, senza un’opportuna ampia informativa su elementi critici del negoziato a tutte le autorità di governo”, ha detto il ministro.  “Ma non era proprio il Min. Terzi ad aver parlato di decisioni unanimi dell’intero Governo?”, si chiede su Twitter il capo della segreteria tecnica del ministero dello Sviluppo, Stefano Firpo.

Le parole di Di Paola

Di parere opposto a Terzi il ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola: “Sarebbe facile dimettermi, ma non lo farò… verrei meno a scelte condivise… non abbandonerò la nave con Massimiliano e Salvatore a bordo fino all’ultimo giorno del mio mandato”, ha detto.

La soddisfazione del Pdl

In casa Pdl c’è una malcelata soddisfazione per le polemiche dimissioni del ministro degli Esteri, Giulio Terzi. Polemiche dirette contro, di fatto, sia il ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, che infatti non ha condiviso la scelta del capo della Farnesina, sia contro il premier Mario Monti, messo in difficoltà dal gesto di Terzi. Le parole di Maurizio Lupi sono emblematiche: le dimissioni di Terzi? “Gesto di elevata statura morale”.

L’ex finiano Terzi

Nessuno stupore, quindi, per gli effetti politici indiretti del capo della Farnesina, un tempo finiano. Tra i più acuti osservatori del Pd si ricorda una dichiarazione di Terzi qualche giorno prima delle elezioni in cui il ministro degli Esteri elogiava le doti da statista di Berlusconi. E il gesto di Terzi è stato così definito da Maurizio Lupi del Pdl: “Gesto di straordinaria levatura morale” 

Ma le polemiche sull’operato del ministro degli Esteri non si limitano alle decisioni sui Marò. Altre vicende si intricano a partire dal novembre 2011 quando è arrivato alla Farnesina da Washington.

Il nodo della votazione Onu sulla Palestina

Il nobile bergamasco aveva sostenuto, all’inizio del suo mandato, la posizione dell’astensione sul’ingresso della Palestina come Stato osservatore all’Onu, allontanando Roma dalla linea non ufficiale dell’Unione europea in materia. Ma la posizione del ministro è stata corretta da Monti e dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, dopo che lo stesso ambasciatore israeliano era stato rassicurato a Roma sull’intenzione di voto italiano.

Lamolinara, i sequestri e la Libia

Le accuse fatte a Terzi durante il suo mandato? Lo scarso tempismo nel difendere gli interessi italiani in Libia, lo scontro con Londra sul caso Lamolinara, l’ingegnere sequestrato in Nigeria ucciso un anno fa in un blitz delle forze speciali del Paese, con il supporto di quelle britanniche, effettuato nel tentativo di liberarli. Ma a pesare sul ministro sono anche le accuse di aver condotto una politica di pagamenti per i riscatti di italiani nel mondo che si sono avvicendati nel corso del suo mandato.

L’assenza in Cina

Agli osservatori più maliziosi non è sfuggita l’assenza del capo della Farnesina al fianco del premier durante il suo viaggio in Cina, che aveva l’obiettivo di stimolare investimenti nel nostro Paese. Possibile non richiedere la collaborazione del ministro in una missione di tale importanza?

 


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