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Il debito del Giappone tra Abe e Kuroda

Non è tutto sole (levante) per il premier nipponico Abe. Le prime ombre sulla politica economica aggressiva voluta dal governo arrivano a pochi giorni dopo aver nominato Haruhito Kuroda  governatore della Banca del Giappone. L’asse con il premier sembrava poggiare solidamente su un principio: tentare il possibile per far uscire il Paese dalla deflazione che attanaglia l’economia da 15 anni. Come? Con maxi immissioni di liquidità nel sistema. Tutto perfetto, se non fosse per il debito pubblico da record che ora impensierisce Kuroda.

L’allarme di Kuroda

Il neo governatore della Boj, spiega il Financial Times, ha infatti lanciato l’allarme sul debito statale, “non sostenibile”. Secondo Kuroda, un calo di fiducia nelle finanze pubbliche giapponesi, potrebbe aver un “impatto molto negativo” sull’intera economia.

I numeri del piano di Abe

A gennaio il governo ha varato un massiccio programma di stimoli da 109 miliardi di dollari, contando sugli acquisti di bond della Boj. Il debito del Giappone è salito all’astronomica cifra del 245% del Pil quest’anno, un livello che il Fmi ha definito “anomalo” ed “estremamente alto”.

Le prospettive per i prossimi anni

Il neogovernatore della BoJ ha ribadito la volontà di estendere la maturità degli acquisti di bond, e, per effetto, i tassi sui titoli ventennali sono subito crollati dell’1,41%, toccando il minimo degli ultimi dieci anni. Ma gli analisti si chiedono quanto a lungo potrà reggere questa situazione. In molti sostengono che i risparmiatori disponibili ad acquistare titoli statali nei prossimi cinque o dieci anni  caleranno, lasciando mano libera agli investitori oltreoceano, più sensibili alla solvibilità del Paese.

I timori degli analisti

“L’economia giapponese potrebbe essere strangolata da un innalzamento dei tassi, causato dai timori di perdita di disciplina finanziaria che sostituisca l’aspettativa di crescita”, ha spiegato Yasunari Ueno, chief market economist presso Mizuho Securities a Tokyo.


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