Una valanga, sempre più grande, sempre più pericolosa. La decisione della Banca del Giappone di espandere il programma monetario di QE, con nuove immissioni da record nel sistema, il milionario statunitense George Soros la giudica così. Una mossa azzardata dalle conseguenze ingestibili. Ma i suoi timori, in realtà, sono gli stessi del neogovernatore della BoJ, Haruhiko Kuroda.
L’effetto valanga
Lo stimolo confermato da Tokyo? “Una mossa azzardata”, ha spiegato Soros alla Cnbc, secondo cui, dopo 25 anni di fallimenti nel fermare il debito e far riprendere la crescita, i leader del Paese rischiano ora di essere travolti dal crollo dello yen e dalla fuga di capitali, in previsione di una svalutazione sostenuta.
Il nodo del debito
“Quello che sta facendo il Giappone è pericoloso, perché una strategia simile è decisa da un Paese che per 25 anni ha semplicemente accumulato deficit su deficit e non ha saputo dar stimolo all’economia”, ha osservato. “Se lo yen comincia davvero a svalutarsi, come è già successo, e la popolazione capisce che è più sicuro investire fuori dai confini del Paese, allora il crollo diventerà una valanga. Non saranno in grado di gestire gli effetti di un piano simile”, ha sottolineato Soros.
Nessun rischio bolla
Il governatore Kuroda ha infatti deciso, sotto la pressione del premier Shinzo Abe, di avviare il più grande round di immissioni di liquidità, espandendo del 30% del Pil del Paese il bilancio della BoJ da ora al 2014. Il governatore ha rassicurato i mercati sui rischi di una bolla finanziaria speculativa, dopo l’annuncio della decisione di iniettare 1.400 miliardi di dollari in 2 anni nell’economia. “Saremo vigili sui rischi di una bolla – ha detto -. Non penso che al momento ci sia una bolla sui mercati dei bond e non prevedo che ce ne saranno a breve. Ma saremo vigili su questi rischi”.
La prima frattura Abe-Kuroda
Ma dietro a tanta sicurezza anche Kuroda nutre qualche perplessità sull’effetto di una bomba monetaria simile. La sua decisione, certo, è sostenuta da economisti di fama, come il Nobel Paul Krugman, ma i timori si concentrano su una parola: debito. Una spina nel fianco di Kuroda, a cui Abe, all’inizio del suo mandato governativo, non sembra voler guardare. L’importante è ridar fiducia al Giappone smuovendo un’economia stagnante da anni.
L’euforia dei mercati
Lo yen intanto ha toccato il suo minimo negli scambi col dollaro dall’agosto del 2009, perdendo lo 0,8%. e la Borsa di Tokyo festeggia il piano aggressivo della Bank of Japan e chiude, dopo un avvio del 4,7%, a +1,58%, tra volumi record (6,45 miliardi di titoli) mai segnati finora sui mercati regolamentati in Giappone dal 1949. L’indice Nikkei termina a 12.833,64 punti, dopo aver superato quota 13.000 (fino a 13.225), prima volta da agosto 2008. Gli affari di giornata, a Tokyo, valgono più delle paure per di domani.