Telecom comincia a prendere in considerazione seriamente l’offerta di 3 Italia del tycoon di Hong Kong Li Ka Shing. Il cda del gruppo, che aveva al centro della discussione il dossier relativo a un’eventuale integrazione di 3 Italia e i piani dell’azionista cinese Hutchinson Whampoa, ha infatti deciso la creazione di un comitato di tre amministratori e un consigliere che affiancherà il presidente esecutivo di Telecom Italia, Franco Bernabè, nel negoziato per una fusione con 3Italia.
Chi sono i membri del comitato
Il cda ha deliberato la costituzione di un comitato ristretto, presieduto da Bernabè e composto dal Lead Independent Director (consigliere Zingales), dal presidente del Comitato per il Controllo e Rischi (Consigliere Elio Catania) e dai consiglieri Gabriele Galateri e Julio Linares.
Il management ha riferito “dei contatti preliminari intervenuti con 3 Italia e il suo azionista di controllo Hutchison Whampoa relativi a un percorso di integrazione di 3 Italia in Telecom, eventualmente mediante conferimento o fusione per incorporazione, che il gruppo Hutchison Whampoa ha condizionato, tra l’altro, all’acquisizione di un’ulteriore quota azionaria in Telecom tale da farne l’azionista di riferimento della società”.
La separazione della rete
Il cda di Telecom Italia ha deliberato di dare mandato al management a definire il percorso operativo di fattibilità per la separazione della rete di accesso.
Perché Bernabé ha tirato in ballo Hutchinson Wampoa
“Bernabè – spiega Giorgio Meletti sul Fatto Quotidiano – ha molti problemi. Il business in Italia va male, Telecom continua ad avere quasi 30 miliardi di debiti (cifra quasi pari al fatturato) eredità delle passate gestioni con cui si sono scaricati sulla società i costi sopportati per scalarla. In più Bernabè ha pessimi rapporti con gli azionisti di controllo: Mediobanca, Assicurazioni Generali, Intesa Sanpaolo e la spagnola Telefonica hanno, attraverso la finanziaria Telco, il 22,5 per cento di Telecom, con il quale impongono al management una gestione che sacrifica il futuro dell’azienda alla sete di dividendi degli azionisti di controllo, che si sono svenati nel 2007 per pagare le azioni alla Pirelli di Marco Tronchetti Provera. Allora Bernabè è andato a cercare un vecchio amico, il boss di Hutchinson Wampoa, l’ultraottantenne cinese Li Ka Shing. Bisogna ricordare che 3 Italia nasce nel 2000 con il nome di Andale e due soci fondatori: la Tiscali di Renato Soru e Bernabè. Non avendo i capitali per pagare al governo le frequenze del 3G (telefonini a larga banda) Soru e Bernabè passarono la palla all’intraprendente cinese”.
La strategia del magnate di Hong Kong
Li Ka Shing “non vuole solo liberarsi di 3 Italia, ma nel contempo punta al controllo di Telecom. L’operazione di cui si parla è la seguente. Telecom vale in Borsa circa 8 miliardi, la singola azione 60 centesimi. Se si valuta 3 Italia un miliardo, Telecom Italia lancia un aumento di capitale da un miliardo che il cinese può sottoscrivere conferendo 3 Italia. A quel punto Telecom vale 9 miliardi, il cinese ha poco più del 10 per cento e la quota di Telco si diluisce da 22,5 a circa il 20 per cento. A questo punto Hutchinson Wampoa può comprare le azioni di Telco e arrivare al 29,9 per cento, quota massima senza l’obbligo di offerta pubblica di acquisto rivolta a tutti gli azionisti. È un po’ complicato, ma il succo è che il cinese può pagare le azioni a Telco il doppio del valore di Borsa, così i big sono contenti e i piccoli azionisti non possono protestare”, conclude Meletti.