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Tutto sul caso Nicolò Pollari

Pubblichiamo un brano del ebook Panorama “Segreto di Stato – Il caso Nicolò Pollari”

Dalla prefazione di Edward Luttwak:

Roma poteva essere oggetto di un attacco mirato ben prima di Madrid e Londra, Roma poteva esplodere con lo stesso fragore delle bombe a Madrid e a Londra, e ciò a causa della maggiore esposizione politica italiana nonché per ragioni geografiche non meno rilevanti: i flussi illegali terrestri provenienti dall’est islamico giungono in Veneto passando dalla Bosnia e dalla Croazia, dall’Albania arrivano alle coste adriatiche.  Invece in Italia non ci fu nessuna strage, neanche un attacco. Non è che non abbiano tentato. Hanno tentato e hanno fallito. 

 

Di seguito un estratto del libro scritto da Annalisa Chirico

Il 20 aprile 2004 avviene la telefonata decisiva tra Nabila e il marito, il quale le raccomanda di non parlare con i giornali. Converrete che è una raccomandazione alquanto strana se a farla è una persona che è stata sequestrata e detenuta illegalmente. La preoccupazione principale del sequestrato è il silenzio sui presunti torturatori. Ma c’è di più. Nabila telefona ad Alessandria d’Egitto e così comunica con il marito, che è stato liberato, si apprende, lo stesso giorno. Come fa la donna a sapere che all’altro capo del telefono le risponderà il coniuge scomparso da oltre un anno? Evidentemente la donna è ben informata e perciò telefona il 20 aprile presso l’abitazione dei familiari egiziani.

Nabila è una figura tutt’altro che limpida. Dai verbali di due diversi interrogatori risalenti rispettivamente al 14 giugno 2004 e al 26 giugno 2005, emerge che la donna ha mentito ai magistrati affermando di “aver ricevuto” improvvisamente una telefonata da parte del marito. Nabila non sa di essere tenuta sotto intercettazione dalla Digos, che il 22 aprile 2004 trasmette il testo della conversazione captata appena due giorni prima; dai tabulati risulta che è stata Nabila a telefonare verso il distretto di Alessandria di Egitto, non il contrario, come lei vorrebbe far credere. Inoltre dal tenore della telefonata la donna non appare affatto sorpresa di parlare con il marito, del quale in teoria non ha più notizie da oltre un anno. Dal momento che non risultano altre comunicazioni intercettate al riguardo, come fa Nabila a sapere che il marito si trova ad Alessandria? Chi l’ha informata in proposito?

E’ assai interessante il contenuto della conversazione:
Nabila: Tu stai bene?
Abu: Sto bene, sto bene!
Nabila: Davvero?
Abu: Giuro! Ogni giorno mi portavano da mangiare
Nabile: Davvero?
Abu: Si, mi portavano da mangiare dal ristorante più elegante!
Nabila: Ringrazio Dio.
Abu:Tutta la faccenda è semplice, purtroppo è sorto un piccolo problema….così…era previsto che mi tenessero un mese…ma mi hanno trattenuto, comunque ringrazio il Signore.

Dunque una persona sequestrata e torturata, appena liberata, spiega alla moglie che “tutta la faccenda è semplice” e che poi “è sorto un piccolo problema” giacché “era previsto che mi tenessero un mese”. Che cosa significa? Dallo scambio intercorso tra i due Abu Omar sembra che fosse ben consapevole che sarebbe stato prelevato e trattenuto per un mese. Poi però è sorto un problema. In che cosa consiste il “piccolo problema”?

Lo strano colloquio tra i due coniugi richiama alla mente un altro dato che emerge dalle dichiarazioni di Pironi del Ros, il quale partecipa materialmente al rapimento e a detta del quale Bob Lady gli avrebbe inizialmente proposto un’operazione di reclutamento, non di sequestro. Se così fosse, si comprenderebbero le parole scambiate tra l’imam e Nabila. Si potrebbe cioè ipotizzare che il sequestro dell’imam servisse a fornire una copertura per un successivo reinserimento come informatore in Egitto, dove Mubarak aveva certamente tutto l’interesse a controllare l’opposizione islamista e a poter contare a tal fine su fonti informative infiltrate.

Seguendo tale ipotesi e ragionando per congetture, s’intende, qualcosa potrebbe essere andato storto e, saltata l’operazione di reclutamento, gli americani, d’accordo con gli egiziani, potrebbero aver deciso di avvalorare l’ipotesi del sequestro per non mettere a rischio la vita di Abu Omar.

Leggere qui la prefazione completa di Edward Luttwak e le prime dieci pagine 

 



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