Un’altra volta il Venezuela va alle elezioni. Questa volta però è diverso: è la prima volta in 15 anni che Hugo Chavez non c’è. Al suo posto è presente come candidato del Partito Unico Socialista del Venezuela (Psuv) Nicolas Maduro. “Se vinco, con umiltà accetterò. Se perdo, con la stessa umiltà e ispirato ai valori di Chavez, accetterò”. Così il presidente ad interim venezuelano, ha assicurato che è pronto ad accettare un’eventuale sconfitta nelle elezioni che si svolgono oggi.
In conversazione con gli osservatori internazionali che seguono il processo elettorale, Maduro ha sottolineato che “qualunque siano i risultati elettorali, questi verranno riconosciuti, ho firmato il documento del Consiglio Nazionale Elettorale in cui mi sono impegnato a farlo”. L’ex sindacalista che Chavez aveva indicato come suo delfino ha detto comunque di sentirsi felice e tranquillo perché “sono stato leale con Hugo Chavez, sono stato leale quando era in vita e ora sono leale alla suo ricordo”.
Nicolas Maduro, il delfino di Chavez
È stato lo stesso Hugo Chavez, nell’ultimo drammatico discorso pubblico, a designare Nicolas Maduro come suo erede politico alla presidenza del Venezuela, lo scorso dicembre.
Cinquanta anni, Maduro è stato ministro degli Esteri per oltre sei anni, dal 2006. Tre giorni dopo la vittoria di Chavez alle elezioni del 7 ottobre 2012 è stato nominato vicepresidente.
Nato a Caracas, leader studentesco maoista, poi autista di autobus nella capitale venezuelana, è stato un leader sindacale importante negli anni ‘90. L’incontro con Chavez risale al periodo in cui quest’ultimo era in carcere per il fallito golpe del 1992: la moglie di Maduro ed attuale procuratore generale del paese, Cilia Flores, era infatti uno dei legali incaricati di difendere Chavez.
Eletto deputato nel 2000, nel 2006 è stato designato presidente del parlamento e nell’agosto dello stesso anno ministro degli Esteri.Maduro è ndato a La Haba in occasione delle operazioni di Chavez e in più di una occasione ha fornito al pubblico informazioni sulla salute del leader bolivarista. Una volta diventato presidente ad interim, si è assicurato un ulteriore appoggio dalla famiglia del defunto nominando come vice presidente il genero di Chavez, Jorge Arreaza.
Henrique Capriles Randoski, un nuovo Lula Da Silva
Fisico minuto, fare pacato, ma capace di infiammare le folle, il 40enne governatore dello stato di Miranda, Henrique Capriles Radonski, è il candidato unico dell’opposizione alle elezioni presidenziali. Convinto assertore di una democrazia di stampo occidentale, contrapposta alla rivoluzione bolivarista, afferma d’ispirarsi all’ex presidente brasiliano Luiz Inacio Lula.
Capriles è cattolico malgrado sua madre sia un’ebrea russo polacca e il padre un ebreo sefardita. I suoi nonni materni fuggirono in Venezuela negli anni ‘30, ma i bisnonni rimasti in Europa morirono nel lager di Treblinka. Enfant prodige della politica venezuelana, Capriles è stato sconfitto alle elezioni una sola volta, nell’ottobre scorso, quando sfidò Chavez alle presidenziali e perse con il 45%. Eletto deputato per la prima volta a 26 anni, è stato il più iovane presidente della Camera dei deputati nel 1998.
Poi è diventato sindaco di Baruta, una municipalità dell’area urbana di Caracas abitata dalla classe media, dove è stato riconfermato per un secondo mandato con il 70% dei voti. Nel 2008 è arrivato il successo politico più grande, l’elezione a governatore dello stato di Miranda (che comprende parte dell’area urbana di Caracas), sconfiggendo Diosdado Cabello, l’attuale presidente dell’Assemblea nazionale. Lo scorso 16 dicembre è stato riconfermato in questo incarico, battendo nelle urne un altro fedelissimo di Chavez, l’ex vicepresidente Elias Jaua (ora ministro degli Esteri).