La rivoluzione bolivariana, ideata da Hugo Chávez, è salva ma per poco. Anzi, per essere precisi per 234.935 voti. Il mandato dal 2013 fino al 2019 sarà tortuoso se il presidente eletto, Nicolas Maduro, non farà fronte a quelle che sono le priorità del paese. Il nuovo leader del chavismo non ha il carisma di Chávez.
E molto probabilmente non riuscirà a mantenere unito il partito, colpito da mesi da fratture interne. Secondo il quotidiano El Nacional, il presidente dell’Assemblea Nazionale, Diosdado Cabello, ha già dichiarato che “il chavismo deve farsi un’analisi di coscienza e autocritica”.
“Molte cose devono cambiare e lo so. Chiedo l’appoggio di tutto il popolo per farlo, di portare avanti i cambiamenti di cui ha bisogno la rivoluzione, in un processo di rinnovamento e rinforzamento”, ha detto Maduro ai suoi sostenitori durante il discorso di ieri al Palazzo di Miraflores, poco dopo l’annuncio della sua vittoria.
Maduro, a differenza di Chávez, non ha parlato dal balcone del palazzo ma da un palcoscenico per strada.
Maduro, per la continuità del chavismo
All’ombra del ricordo di Chávez, la proposta di Maduro è stata quella della continuità del progetto politico del Socialismo del XXI Secolo. Le missioni sociali, una politica economica paternalista e la lotta contro l’imperialismo nordamericano (a favore dell’integrazione latinoamericana) sono le bandiere del suo governo. Tutto eredità di Chávez. Il sito web madurodice.com sostiene che Maduro ha nominato più di 7000 volte Chávez dal 5 marzo ad oggi.
L’unica nuova proposta rispetto ai programmi è la “Misión Vivienda”, il sussidio per l’acquisto di case a circa 3 milioni di persone. Maduro ha anche detto che combatterà la criminalità, che l’anno scorso ha fatto 22mila vittime, e la corruzione nei corpi di sicurezza. Ma non ha spiegato come.