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Signori, date pure alle fiamme la bibbia dell’Austerity

Il dibattito economico è alle stelle. Un paper di Carmen Reinhart e Kenneth Rogoff (Growth in a Time of Debt, 2010), tra gli economisti più citati negli ultimi anni, nel quale si sostiene che un rapporto debito/Pil maggiore del 90% abbia effetti depressivi, è inficiato da gravi problemi metodologici e addirittura da un banale errore nel foglio di calcolo. La Twittermania? E’ già scoppiata, e si parla già di #excelgate. Eppure, anche sulla base di questo studio, è stata giustificata l’austerità, il pareggio di bilancio e il “rimettere a posto i conti”, al di qua e al di là dell’Atlantico.

Le tesi di Reinhart e Rogoff

Reinhart e Rogoff, sottolinea il Time, hanno sempre evidenziato che, nonostante i Paesi con alto debito pubblico tendano a crescere più lentamente di quelli virtuosi, questo non significa che un forte indebitamento sia la causa diretta di una crescita lenta. E, d’altro canto, è stato sottolineato che potrebbero essere i bassi tassi di crescita a far impennare il debito. Ma anche se la ricerca di Reinhart e Rogoff non prova il nesso di causalità, non ha impedito loro di parlarne come se un qualche vincolo esistesse davvero. E i sostenitori dell’Austerity hanno considerato il loro studio come un testo sacro, per cui alti livelli di debito impediscono la crescita. Qualche esempio? Il repubblicano statunitense Paul Ryan, scelto come vice da Mitt Romney nella corsa alla Casa Bianca del 2012, si è basato proprio su questo studio per avvalorare le sue proposte di taglio del deficit.

La critica degli economisti dell’Università del Massachusettes

Ma ora emerge qualcosa che pone in dubbio la validità della ricerca di Reinhart e Rogoff. Gli economisti, studiandola, hanno tirato le loro somme: le conclusioni dello studio di basano su dati errati.

Quello che Thomas Herndon, Michael Ash e Robert Pollin della University of Massachusetts hanno scovato è che i Paesi con un rapporto debito/Pil superiore al 90% in realtà crescono in media del 2,2% all’anno, un numero ben diverso dal -0,1% calcolato da Reinhart e Rogoff. L’errore è tecnico, ma abbastanza imbarazzante per una ricerca così influente e venerata nel mondo scientifico.

La replica dei “teorici dell’austerità”

I due studiosi hanno risposto alla critica ieri, notando che, nonostante la discrepanza nel tasso di crescita, entrambi gli studi evidenziano come i Paesi con debiti più alti crescano più lentamente della media, ma non hanno dato la minima spiegazione sugli errori appena individuati.

La domanda chiave ancora da affrontare

Purtroppo, l’intervento di Reinhart e Rogoff non ha affrontato la domanda fondamentale: quanto è il livello di debito considerato eccessivo? Non sappiamo ancora se il nostro livello di debito attuale sia una minaccia imminente. Ma se si cercano le prove del fatto che ci saranno serie conseguenze se non si decidono tagli di spesa subito, beh, di sicuro lo studio di Reinhart e Rogoff non è una di quelle.



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