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Chi ha vinto e chi ha perso con il Napolitano bis

Beppe Grillo grida al golpe, ma la realtà è che ha perso la sua battaglia parlamentare.

Cercherà di mobilitare le sue masse, proseguirà con le sue marcette su Roma. Se diventeranno o no una Marcia dipende dalle istituzioni della Repubblica. Nel 1919 quelle del Regno si arresero.

Il comico si è dimostrato un abile politico con la scelta di Rodotà che sembra sempre più costruita, e bene, a tavolino perché era l’unico tra i presidenziabili in grado di dividere il Pd. Come è puntualmente avvenuto.

Una divisione pre-esistente, sia chiaro, perché il Pd è ormai diviso in almeno tre: i movimentisti, gli eterni rifondatori della sinistra e i reduci della sinistra di governo.

E bisogna dire che anche il Pd esce sconfitto, non solo Grillo. Mentre Berlusconi, con abilità e una buona dise di fortuna, rientra in partita.

La scelta del Napolitano bis è stata senza dubbio una mossa della disperazione che mostra la debolezza del sistema politico (partiti e parlamento da essi espresso) e appare la resa di una vecchia classe dirigente in ritirata e di una nuova non ancora nata.

Tuttavia rappresenta il classico gol in zona Cesarini, in grado di salvate la partita e, magari, di ribaltarne l’esito. Vedremo nei prossimi giorni la ricaduta sul governo. E in futuro che evoluzione istituzionale potrà avere, se l’Italia si avvia verso una sua versione di Repubblica semi-presidenziale. Ci sarà tempo per discuterne.

Chi avversa questa via d’uscita per la scala di sicurezza, sostiene che il sistema politico si è arroccato in difesa di se stesso. Non c’è niente di male nella difesa con la quale, tanto per restare nella metafora calcistica, si vincono le partite decisive.

Ma le cose sono molto più complesse. Aver resistito all’assedio può diventare la premessa per aprire nuovi spazi per il contropiede. Fuor di metafora, può consentire di riprendere in mano la situazione economica e, in un clima se non di tregua almeno di riflessione, affrontare alcune riforme chiave (tra le quali quella elettorale) e arrivare al voto.

Forse solo nella primavera prossima insieme alle consultazioni europee. Con un anno di tempo e la capacità di fare le cose giuste, si può persino ricominciare.

Stefano Cingolani


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