Dopo anni che è rimasto fermo, il processo di beatificazione del vescovo salvadoregno Oscar Romero è stato sbloccato e proseguirà sotto la cura del pontificato di Papa Francesco. La notizia è stata confermata da monsignore Vincenzo Paglia, in nome del Consiglio Pontificio per la Famiglia e come responsabile della causa di santificazione di Romero. La decisione di andare avanti con il processo di canonizzazione è stata presa da Papa Francisco dopo una riunione lo scorso 20 aprile: la causa per beatificare il “vescovo martire” andrà avanti.
Teologia della liberazione
Óscar Arnulfo Romero y Galdámez è nato nel 1917 nella Città Barrios ed è diventato sacerdote nel 1942. Il 3 febbraio del 1977 è stato nominato vescovo di San Salvador da Papa Paolo VI. Aveva una posizione conservatrice, ma quando hanno cominciato ad uccidere alcuni amici preti vicini alla sua posizione – come ad esempio il gesuita Rutilio Grande – Romero lasciò i mezzi termini e iniziò a denunciare ferocemente la violenza politica.
Anche se in America latina il vescovo Romero è già conosciuto come “Santo de América”, dentro le mura del Vaticano le sue azioni erano viste con sospetto. Il processo di beatificazione è rimasto bloccato durante i pontificati di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI dopo il rifiuto della Chiesa verso la teologia della liberazione, ovvero la riflessione teologica che sostiene la parola di Cristo come giustificazione della lotta contro le ingiustizie sociali. Alcuni analisti sostengono che la beatificazione di Romero è stata bloccata proprio perché la sua figura era diventata un simbolo della Teologia della liberazione e la lotta contro la ingiustizia sociale.
Martire della Chiesa
Nel 1997, la Congregazione per la causa dei santi aveva aperto il caso di monsignore Romero dopo che la Chiesa de El Salvador ha chiesto di canonizzarlo nel 1990. Romero è stato ucciso il 24 marzo del 1980 con un colpo di pistola al cuore mentre celebrava una messa in un ospedale: la Divina Providencia. Il giorno prima, durante un discorso, aveva chiesto ai soldati delle forze armate de El Salvador di non obbedire gli ordini di uccidere e reprimere ai manifestanti agricoli che difendevano le sue terre, il lavoro e i diritti umani.
L’assassinio di monsignore Romero è stato uno dei detonatori della guerra civile che per 12 anni – fino all’accordo di pace del 1992 – ha colpito El Salvador e gran parte di Centroamericana. Durante il conflitto sono morti più di 75mila persone e altre 12mila sono scomparse.
Un rapporto delle Nazioni Unite ha sostenuto che l’autore intellettuale del crimine di Romero è stato il maggiore Roberto D’Abuisson, fondatore del partito di destra Alianza Republicana Nacionalista (Arena). Lo stesso partito che governò il paese dal 1989 al 2009. I responsabili non sono stati mai condannati a causa di un’amnistia del governo verso il partito Arena, ufficializzata poche ore prima della presentazione del rapporto nel 1993.
Una Chiesa povera per i poveri
Più di un mese fa, subito dopo il primo discorso di Papa Francesco, il vescovo ausiliare di San Salvador, monsignore Gregorio Rosa Chávez, aveva detto che il processo di beatificazione di monsignore Oscar Romero si sarebbe sbloccato. In un’intervista con The Associated Press, Chávez si è detto convinto che “Papa Francesco sarà felice di beatificare il vescovo Oscar Arnulfo Romero perché il vescovo martire è un modello a seguire”.
“Il nuovo papa ha la stessa visione del vescovo martire (… ) vuole una Chiesa povera e per i poveri. Quello ci ha insegnato Romero e ci ha lasciato qui, allora Francesco vede in Romero una specie di modello”, ha aggiunto.