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Ecco perché Obama non interviene in Siria

Sono più di due anni che la Siria è in guerra. Il sostegno esterno da parte dell’Iran e la Russia è notevole. I sauditi e alcuni degli Stati del Golfo, invece, sostengono i ribelli sunniti con soldi e addestramento. Ma gli americani, gli europei e gli israeliani si tengono alla larga del conflitto.

Secondo l’analista George Friedman, ci sono grandi problemi che evitano un intervento immediato per combattere il regime siriano. Ma dalla scorsa settimana la minaccia è aumentata e gli Stati Uniti non possono più evadere la situazione. Oggi Barack Obama ha detto che Assad deve andare via, che il regime utilizza armi chimiche e questa è una linea che non deve, non può essere superata.

In un articolo pubblicato sul sito di Stratfor, lo aveva già detto Friedman: “Gli americani e gli europei non hanno avuto alcun desiderio di intervento dopo le loro esperienze in Afghanistan, Iraq e Libia. Ma allo stesso tempo, non hanno voluto essere in una posizione in cui l’intervento è escluso. Per questo hanno identificato una linea rossa che, se attraversata, costringerebbe a riconsiderare l’intervento: l’uso di armi chimiche”. La linea sembra essere già stata superata.

Ma per Obama giustificare un intervento militare (come quello organizzato dal suo predecessore in Irak nel 2003) non è semplice. L’attesa per confermare se e come sono utilizzate armi chimiche è una scusa per guadagnare tempo e affrontare la decisione.

“Ci sono sfide militari enormi per trattare con la Siria. Un intervento diretto non funzionerebbe. Un attacco chirurgico su impianti chimici è una bella idea, ma l’intelligenza in questi luoghi non è mai perfetta, la Siria ha un sistema di difesa aerea che non può essere distrutto senza vittime civili sostanziali, e far saltare in aria gli edifici contenenti armi chimiche potrebbe rilasciare le sostanze chimiche prima che si bruciano”, ha spiegato Friedman. L’invio di truppe in profondità, ha aggiunto, non sarebbe una questione da fare con un viaggio in elicottero. “Il Paese è un campo di battaglia e la distruzione o il sequestro delle scorte di armi chimiche è complicata perché richiede manodopera. Per la distruzione delle scorte è necessario innanzitutto garantire porti, aeroporti e strade per arrivare”, ha detto.

Ma la criticità della situazione farà superare la logistica. L’annuncio di oggi di Obama sembra essere preventivo: se le accuse sono confermate, siamo davanti ai preparativi di un nuovo intervento militare (con non meno di 70mila soldati) da parte di Washington. Questa volta in Siria e contro Assad.


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