L’Italia non seguirà le orme di Spagna, Portogallo e Francia nel chiedere una proroga degli obiettivi sui conti pubblici. Il governo di Enrico Letta conta invece di far leva sul Pil per rispettare gli accordi in materia di finanza pubblica siglati con la Commissione europea.
Le parole di Letta
L’Italia non ha intenzione di chiedere all’Ue una proroga per il conseguimento della riduzione del proprio deficit sotto il 3% del Pil, come hanno fatto altri Paesi dell’Eurozona, ma intende attuare misure per la ripresa economica e contro la disoccupazione giovanile rimanendo “entro i confini” degli impegni già presi con l’Europa. Lo ha detto, oggi a Bruxelles, il presidente del Consiglio Enrico Letta, durante il punto stampa congiunto con il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, al termine del loro incontro di questa mattina.
Nessuna dilazione
A una cronista che chiedeva se l’Italia abbia intenzione di chiedere una dilazione, Letta ha risposto: “Ho confermato il mantenimento degli impegni presi e la necessità di far crescere il Paese con misure importanti di tipo sociale, soprattutto per quanto riguarda la disoccupazione giovanile da abbattere. Rispetto ad altri – ha spiegato il premier – noi abbiamo un grande debito pubblico sulle spalle, eredità del passato, e questo purtroppo fa la differenza. Il nostro lavoro – ha concluso Letta – sarà per la crescita, ma dentro i confini di questi impegni”.
La stilettata alla Germania sull’Unione bancaria
“L’Unione bancaria europea è per l’Italia molto importante, sia per motivi di merito, perché vuol dire tassi d’interesse più bassi per gli investimenti delle nostre le nostre, sia per motivi di metodo: non si può decidere una cosa e poi non attuarla mai; è una questione di credibilità, per i nostri cittadini e per le imprese. L’unione bancaria l’abbiamo decisa, adesso dobbiamo attuarla”, ha detto Letta, questa mattina a Bruxelles, durante il punto stampa al termine del suo incontro con il presidente della Commissione europea, Barroso.
Il punto sull’Unione bancaria
Finora, di tutte le misure necessarie per l’unione bancaria, è stato predisposto solo il meccanismo unico di vigilanza bancaria, affidato alla Bce, mentre la Germania continua a frenare sulla sua attuazione piena e sulle ulteriori decisioni da prendere per gli altri due pilastri del progetto, il meccanismo unico di risoluzione delle crisi e la garanzia dei depositi europea (e non più solo nazionale, com’è oggi).