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Quella boiata pazzesca della Convenzione per le riforme

Per favore, distribuite copie della Costituzione italiana ai politici e ai giornalisti che sono rimasti vittime della sindrome da Bicamerale. La Convenzione per la riforme era stata una trovata di Bersani quando voleva fare il governo di minoranza. Il dimenticabile ex segretario del Pd voleva andare a Palazzo Chigi senza i voti del Pdl ma offrendo a Berlusconi la presidenza di un comitato che non c’è.

Ora, le cose sono andate diversamente da quanto previsto e al governo ci sono i giovanotti Letta e Alfano. Resterebbe, in teoria, il tema della Convenzione. A quanti ne parlano a vanvera non interessa cosa sia, quali siano le sue funzioni e chi ve ne possa fare parte (come e perché) ma solo chi ne potrebbe essere il presidente. Esiste un Paese più ciarlatano del nostro in cui sulle prime pagine dei giornali si litiga su un ente che non c’è? Pensiamo di no, che non ce ne siano. Per Costituzione, la riforma della Carta spetta al Parlamento e ai suoi organi deputati, l’Aula e le commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato. Un soggetto istituzionale ‘facilitatore’ potrebbe anche essere una buona idea. Per farlo però serve una legge. Questa, deve essere a sua volta approvata nei due rami del Parlamento. Altro che presidenza! Qui siamo alla migliore tradizione italiana, quella della complicazione degli affari semplici.



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