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Fallito con processo ad Andreotti il tentativo di riscrivere la storia d’Italia

L’errore, politico prima che giudiziario, di portare alla sbarra Andreotti fu quello di trasferire nel processo-con accuse ridicole, come quella del bacio a Riina, che fecero scalpore ma furono bocciate dalla magistratura giudicante-critiche, non infondate, ma che andavano avanzate sul piano politico, di acquiescenza della DC, in Sicilia, durante la lunga fase della sua egemonia, al potere mafioso.
È vero che i “colpevolisti” si basano sulla sentenza nel processo d’Appello, confermata dalla Cassazione, che dichiarò prescritto il reato di concorso esterno con i boss di Cosa Nostra relativamente al periodo del 1980. Insomma, prima di quella data, Giulio avrebbe “mafiato”, aggirandosi nelle campagne palermitane, per incontrare Bontade. Ma queste sottigliezze vanno lasciate ai giuristi.
Gli storici non potranno non sostenere che, sul finire del 1900, alcuni magistrati, politicizzati e vicini alla sinistra post-comunista, tentarono di riscrivere la storia del Paese, delineando per il politico più longevo della DC un ruolo di infame fiancheggiatore e colluso con ignorantoni ma spietati boss della mafia, come Riina e Provenzano, e non risparmiandogli neppure l’accusa di aver ordinato ai boss di stecchire il giornalista-ricattatore Mino Pecorelli. E gli stessi storici non potranno non spiegare che quel castello accusatorio fu smontato, con pazienza, da Andreotti, che si difese nel processo, e infine dichiarato non provato da diversi collegi della magistratura giudicante. Ma della faticosa vittoria processuale non potè giovarsi il suo partito, passato a miglior vita, come tutti quelli della Prima Repubblica. Anche se, proprio negli ultimi giorni della lunga vita dell’ex premier, si è formato un governo pieno di esponenti post-DC, che ha fatto esclamare ad alcuni : siamo destinati a morire democristiani
Pietro Mancini


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