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Allo scolaretto Letta serve più faccia tosta in Europa

Pure la moralistica Europa del Nord inizia a chiedere aiuto. Udite udite: l’Olanda vuole un anno in più per tagliare il suo deficit. Indiscrezioni? No, l’ha detto oggi il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, a margine della conferenza sull’Unione monetaria.

S’infoltisce la fila quindi, dinanzi alla Commissione di Bruxelles, per avere clemenza sui conti pubblici. Sono i frutti amari del rigorismo teutonico isterico ed economicamente controproducente.

Venerdì scorso la Commissione europea ha concesso a Francia e Spagna un rinvio per far scendere i rapporti deficit/pil sotto il 3%.

Bruxelles ha concesso due anni a Parigi (che ora viaggia al 3,9%) e un anno a Madrid (ora al 6,5%). E a fine mese si attendono altre proroghe per Polonia e Slovenia.

L’Italia non ha chiesto slittamenti. Il governo di Enrico Letta punta alla chiusura della procedura per deficit eccessivo; un esito che, secondo il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, consentirà all’Italia di sbloccare 12 miliardi di euro.

Sarà. Però al momento si continua a voler centrare quell’obiettivo del 3%, senza chiedere dilazioni o slittamenti. Una decisione, al di là delle manfrine sulle annunciate riduzioni o sventati aumenti di imposte (Imu, Iva e detassazioni sul lavoro), che ci indurrà ancora a stringere la cinghia con il rischio di strozzarci invece di darci energia.

Speriamo che questa ortodossia (imposta dal fatto che l’Italia ha un debito pubblico maggiore di altri Paesi, secondo Letta) si riveli giusta.

Speriamo bene.



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