Chi lavora a a destabilizzare il Pd, che con il governo Letta ha deciso una collaborazione a tempo con il Pdl, è ormai chiaro, visto anche come è andata ieri la votazione per la (mancata) elezione del pidiellino Francesco Nitto Palma alla presidenza della Commissione Giustizia del Senato, nonostante le intese tra i vertici dei due partiti.
I tiratori scelti del Pd sono ormai una formazione a fisarmonica che sulla base dell’obiettivo da cecchinare si compone di vari e cangianti membri: basti ricordare l’articolazione dei no alle ipotesi di Franco Marini e Romano Prodi come candidati al Quirinale.
In verità, anche se in maniera meno appariscente, è in azione anche nel Pdl qualche destabilizzatore travestito da ultra berlusconiano, o un ultra berlusconiano travestito da destabilizzatore, dipende dai punti di vista. È chi, nelle trattative con il Pd, cerca di indicare i nomi di qualche “impresentabile”, secondo gli schemi dei democrat con più mal di pancia per la collaborazione governativa con Berlusconi.
A tirare le fila del berlusconismo che punta da un lato a rinsaldare la presenza di berlusconiani doc nella compagine governativa e istituzionale e dall’altro a erodere le basi politiche e governative di Angelino Alfano è, secondo rumors interni al Pdl, Denis Verdini.
L’uomo forte toscano dei berlusconiani, dopo il caso Nitto Palma, si sta fregando già le mani per quello che potrà accadere nel Pd per l’ipotesi di Daniela Santanché come vicepresidente della Camera al posto di Maurizio Lupi, nominato ministro delle Infrastrutture.